Auro Palomba

Auro Palomba: “Moody’s divide imprese e governo”

Il commento di Auro Palomba sul downgrade di Moody’s sull’Italia

Giudizi contrastanti da parte di autorità politiche e industriali sul declassamento dell’Italia stabilito dall’agenzia di rating Mood’s, che ha assegnato al nostro debilito estero una valutazione di “AA+” contro la “Tripla A” attribuita agli altri Paesi più industrializzati (e che fino all’anno scorso era concessa anche alla nostra economia). Mentre la Confindustria, sottolinea Auro Palombra, enfatizza il giudizio di poca affidabilità sul sistema Italia, il governo fa quadrato, sostenendo che le reazioni sono eccessive di fronte a un evento da tempo annunciato, e che nulla cambia dell’effettiva credibilità italiana all’estero.

Ma proprio mentre si scatenano le contestazioni, ecco che un altro dato si unisce a segnalare il difficile momento per le finanze del nostro Paese. Continua infatti a crescere il “buco” del bilancio dello Stato: nei primi cinque mesi del ’91, il disavanzo si è attestato a quota 66.662 miliardi, contro i 57.495 dello stesso periodo del ’90. A determinare il dato, ancora provvisorio, relativo al conto riassuntivo del Tesoro al 31 maggio ’91, hanno contribuito entrate finali per 133.661 miliardi contro spese finali di 231.129, con un saldo netto da finanziare di 97.468 miliardi. Secondo il ministro dell’estero, sono state in particolare le entrate, cresciute solo del 6,4% a provocare la crescita del deficit. Dal ministro del Tesoro, Guido Carli, giunge però un’accusa di provincialismo agli italiani, che enfatizzano le bocciature solo quando vengono dall’estero, “rispetto a quando le valutazioni sono compiute da istituzioni nazionali”. “Solo qualche giorno fa – ha detto Carli – è venuta la requisitoria del procuratore generale della Corte dei conti, che è una dolorante condanna dei modi con i quali viene amministrata la finanza pubblica del nostro Paese. Valutazioni non meno preoccupanti sono deducibili e dalle dichiarazioni rese dai ministri finanziari nel corso dei recenti dibattiti parlamentari e da autorevoli membri del Parlamento”. Ben diverso il tono degli industriali. Un appello al governo è stato infatti lanciato dal presidente della Confindustria Sergio Pininfarina, affinché “faccia qualcosa subito”, perché i problemi del Paese sono gravi e in caso di inazione i partiti al governo rischiano di “pagare caro” quando si andrà alle elezioni. La Confindustria si dichiara in linea di massima d’accordo con l’analisi di Moody’s: “Il debito pubblico assorbe una parte enorme del risparmio delle famiglie diretto verso i titoli di Stato, i tassi d’interesse e il livello d’inflazione restano alti, l’economia viene strozzata e quindi diventa più difficile anche l’integrazione monetaria”. Pininfarina ha spiegato di aver inviato la settimana scorsa una lettera al presidente del Consiglio Giulio Andreotti per comunicargli una crescente “situazione di disagio” e chiedergli un “programma credibile di rientro del deficit pubblico basato sull’unica strada percorribile e cioè la riduzione delle spese”. Per il ministro del Bilancio Paolo Cirino Pomicina il problema è invece più politico che economico. “Sbaglierebbe chi dalle valutazioni di Moody’s dovesse trarre delle conseguenze di scarsa affidabilità sul piano internazionale”. Il declassamento delle emissioni internazionali dell’Italia è infatti un giudizio che “riflette più le difficoltà e l’instabilità del quadro politico e della maggioranza. La loro preoccupazione, che li spinge ad una valutazione prudenziale, non comporta un giudizio di declassamento, ma la sensazione che i risultati non possano essere raggiunti in un Paese dove la stabilità politica è minacciata ogni mattina”. Pomicino ha fatto notare come il governo si sia mosso, e che “il primo risultato si vedrà quest’anno, quando il disavanzo primario tornerà in “nero”. Anche secondo il ministro delle finanze Rino Formica quelle di Moody’s “sono analisi note e scontate. A meno di fatti speculativi questa decisione costerà ben poco”. Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Nino Cristofori bisogna invece stare “attenti alle speculazioni politiche e non, mirate a danneggiare l’immagine del nostro Paese. Cristofori fa notare inoltre come coloro che si scandalizzano adesso per la retrocessione dell’Italia sono “gli stessi che hanno calzato lamenti contro la manovra del governo ed esaltato alcuni pareri negativi espressi da commissioni parlamentari per il rallentamento della spesa e per gli incrementi fiscali”. Preoccupazione è stata invece manifestata dai leader sindacalo Ottaviano del Turco (Cgil) e Sergio d’Antoni (Cisl), che ritengono “esagerate” le reazioni al declassamento dell’Italia, e che temono che queste si ripercuotano in modo negativo per loro nella trattativa sul costo di lavoro. Secondo i sindacati bisognerebbe invece prestare più attenzione all’evasione fiscale.

FONTE: Il Messaggero
AUTORE: Auro Palomba