Ricordate il famoso detto “chi più spende meno spende”? Non so se trovi mai riscontro in assoluto, certo non vale per la Pubblica Amministrazione. Anzi, sembra proprio vero il contrario: chi meno spende solitamente lo fa meglio e ottiene di più. La ricetta sembra dunque facile, ma non lo è in un Paese dove probabilmente nessun medico assennato vorrebbe metterci mano.
Un paese dove il consociativismo è così radicato che sembra impossibile toccare un filo senza svolgere il gomitolo. Gli articoli contenuti in questa Newsletter lo dimostrano in modo inequivocabile: il Pubblico certamente non è virtuoso, ma non si può allo stesso tempo sostenere che le privatizzazioni abbiano prodotto, sempre e comunque, situazioni migliori. Troppo radicata è l’abitudine a considerare la cosa pubblica come se fosse di nessuno per non aver la tentazione di scaricare su di essa costi che andrebbero indirizzati ad altri conti economici. E siccome la tendenza è comune a tutti, partiti politici, associazioni e sindacati, ci vorrebbe qualcuno caduto da Marte per aver la forza di intervenire. Da Marte o forse da una Provincia dell’estremo Nord. A fine agosto è stato proprio il Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano Durnwalder a rompere la cappa d’omertà annunciando il licenziamento di alcuni dipendenti pubblici il cui comportamento non lasciava spazio a soluzioni diverse. E come spesso accade l’esempio bolzanino è stato subito seguito da altre amministrazioni, in una strada che non deve diventare una gara fine a sé stessa, ma che certamente dà un segnale che il vento è cambiato. Laconica è stata la reazione dei sindacati, che finalmente sembrano aver capito che la difesa dei fannulloni rischia di essere pagata da chi lavora sul serio e senza nessun compenso aggiuntivo. E certamente non è un caso che un altro caso virtuoso arrivi sempre dall’Alto Adige, dalla Procura di Bolzano, così ben documentato da Cuno Tarfusser in queste pagine. Ci vogliono persone, uomini e donne, che non abbiano paura di rompere il consociativismo, che mettano il bene pubblico davanti agli interessi di bottega, che siano stati fuori dall’Italia un numero di volte sufficiente per capire come la considerazione del nostro Paese sia scivolata in basso e abbiano visto un numero di situazioni diverse per capire come purtroppo non sia sfiducia mal riposta. Che non abbiano mangiato nella pastoia pubblica e dunque siano in grado di rompere il sistema, di pensare che dopo di noi ci saranno i nostri figli e i nostri nipoti a cui lasciare un Paese moderno e non un’economia di sussistenza.
Auro Palomba
FONTE: Fondazione Nordest
AUTORE: Auro Palomba