Il commento di Auro Palomba sulle pari opportunità

Già il fatto che si faccia una newsletter sulle pari opportunità è una sconfitta. Le pari opportunità, in qualsiasi campo, dovrebbero essere scontate. Appunto, dovrebbero. In Italia così non è per una serie di aspetti che fanno sì che il nostro non sia un Paese normale e questo ne è solo un sintomo, seppure importante. Questo si evince anche dai contributi che leggerete di seguito.

Non c’è una ricetta preconfezionata da adottare affinché una donna possa assumere un ruolo di rilievo nel mondo economico e politico. Ci deve essere innanzitutto una ferma volontà di farlo, unita a grandi capacità e ad un contesto che più o meno lo consenta. In altri Paesi tutto questo è più semplice, nel senso che una donna può contemporaneamente godere di una posizione importante nel proprio lavoro ed essere una buona mamma senza doversi tramutare in una sorta di dea Kalì dalle dieci mani. Che sia solo una questione di contesto non vi è infatti dubbio. Sul fatto che le donne siano in genere brave, come e più degli uomini, ormai convengono tutti, anche gli uomini, anche in Italia. Forse perché lo possono dire senza correre eccessivi rischi, visto che poi è appunto il contesto a bloccare l’eventuale concorrenza femminile. In pratica è ormai un luogo comune, che fa il paio con l’altro, quel “le donne non fanno mai squadra fra loro” che serve invece a impedire la loro proliferazione nei posti di lavoro. A volte invece la donna è usata per alleggerire, come un elemento di discontinuità. Per segnare un cambiamento con il passato meglio una donna, in modo che non sia confrontabile con l’uomo che cessa di occupare quella carica. Positivo? Io direi di no, perché è come se un manager non dovesse essere giudicato per il lavoro che svolge ma per il genere cui appartiene. Ecco dunque l’obiettivo cui bisogna tendere: eliminare tutti gli ostacoli strutturali che fanno sì che per una donna sia davvero difficile, anche nel caso lo voglia, competere sul posto di lavoro, e rendere la gara pari. In modo che il genere diventi un elemento di nessuna importanza, come l’aspetto estetico o la provenienza. Poi, come sempre dovrebbe essere, vinca il migliore! P.S. Lo sapete chi è, secondo la classifica del Wall Street Journal, la manager italiana più importante nel mondo? Delphine Arnault…Sì, proprio lei, la figlia del proprietario del più grande gruppo del lusso mondiale, LVMH. Ovviamente francese, anzi francesissima. Per fortuna ha sposato Alessandro Vallarino Gancia.

 

Auro Palomba

FONTE: Fondazione Nordest
AUTORE: Auro Palomba