Criterio funzionale

Criterio Funzionale

Stato Patrimoniale riclassificato con il criterio Funzionale

Una metodologia di riclassificazione della situazione patrimoniale, alternativa a quella finanziaria è quella che adotta il criterio funzionale.

Tale criterio si fonda sul concetto che la solvibilità di un’impresa si basa sulla sua capacità  di generare risorse necessarie e sufficienti per quantità, qualità e tempo a far fronte ai propri bisogni.

La riclassificazione funzionale  pone a confronto il capitale proprio e l’indebitamento finanziario con gli investimenti netti della stessa impresa.

Per investimenti netti si intende il capitale investito ottenuto dallo Stato patrimoniale sottraendo dall’Attivo le passività direttamente connesse all’esercizio dell’impresa (debiti di funzionamento, TFR , passività che non generano oneri finanziari espliciti).

Tale riclassificazione tende a privilegiare il concetto di investimento produttivo di reddito ed è più appropriato per analisi reddituali.

Anche con taleimpostazione si suddividono gli impieghi di capitale dalle fonti di capitale.

Le categorie evidenziate da questo modello sono:

ATTIVO:

-capitale circolante netto operativo:valori attivi e passivi derivanti dal processo di acquisto, trasformazione e vendita dei beni o servizi offerti dall’impresa;

-capitale fisso netto: beni destinati a produrre  utilità per più  cicli produttivi.

PASSIVO:

-debiti finanziari netti: finanziamenti attinti con vincolo di credito sul mercato dei capitali sottratte le disponibilità monetarie e i titoli a reddito fisso;

-capitale netto: capitale durevole vincolato alla gestione aziendale conferito da finanziatori con natura di rischio (Mezzi Propri) .

Rispetto al criterio finanziario, questo modello colloca le voci nelle macroclassi dell’attivo e del passivo basandosi sulla funzione svolta e non in base al tempo potenzialmente necessario per generare liquidità.

Ad esempio i rapporti di credito o debito verso istituti di credito, confluiscono esclusivamente nei debiti finanziari netti , indipendentemente dalla scadenza potenziale; quelli verso clienti e fornitori vanno indicati nel capitale circolante netto, senza distinguere fra quelli di prevedibile incasso o pagamento entro od oltre i 12 mesi.