Stato patrimoniale riclassificato

Per utilizzare efficacemente le suddette diverse metodologie di analisi, ai fini della valutazione per margini, per indici e per flussi della situazione economica, finanziaria e patrimoniale dell’azienda, occorre però procedere innanzitutto ad una riclassificazione del Bilancio. Questa operazione consiste nell’aggregare e raggruppare i molteplici valori del Bilancio per interpretare meglio l’andamento dell’impresa.

 

Stato patrimoniale

Lo schema previsto dal Codice Civile prevede la classificazione delle voci dello Stato Patrimoniale principalmente sulla base della loro destinazione e solo in via secondaria vengono ripartite secondo un criterio finanziario.
La riclassificazione dello stato patrimoniale può essere effettuata almeno secondo 2 criteri:
1. Criterio funzionale (metodo usato solo per esigenze particolari): le voci di bilancio sono riclassificate in base al loro collegamento con le aree gestionali dell’impresa, distinguendo tra gli investimenti effettuati quelli relativi all’area caratteristica da quelli propri di altre aree (es. vendite, trasformazione, acquisti).
2. Criterio finanziario (metodo maggiormente usato): in base al quale le attività e le passività vengono riclassificate secondo la durata del loro ciclo di realizzo, vale a dire sulla base della loro trasformabilità in denaro, cioè secondo la loro attitudine a tornare in forma liquida.
Per entrambi i criteri le attività rappresentano gli investimenti effettuati dall’impresa, mentre le passività (compreso in questa accezione il patrimonio netto) rappresentano, in linea generale, le fonti di finanziamento della gestione aziendale.
Ai fini dell’analisi di bilancio è necessaria una riclassificazione secondo il criterio finanziario.
Le ATTIVITA’ vengono evidenziate in base al loro grado di liquidità e le PASSIVITA’ secondo il loro grado di esigibilità.
Durata convenzionale per suddividere il breve dal lungo termine: 12 mesi
Le attività sono divise in due grandi tronconi: Attivo fisso, in cui vanno tutte le immobilizzazioni, e attivo circolante, diviso a sua volta in scorte, crediti (liquidità differita) e liquidità (immediata).
Le passività sono distinte in voci del patrimonio netto o capitale proprio (sono i finanziamenti interni), passività consolidate (sono tutti i debiti oltre l’anno) e passività correnti (sono i debiti con scadenze entro l’anno). I debiti consolidati e correnti rappresentano insieme i finanziamenti di fonte esterna (da terzi), cioè il Capitale di Credito (CC).
Quindi le passività costituiscono i finanziamenti (interni e da terzi) dell’impresa, mentre le attività raffigurano gli investimenti (fissi e circolanti) effettuati con l’utilizzo dei finanziamenti. Pertanto, le due sezioni della Situazione Patrimoniale (attivo e passivo) devono sempre coincidere come valore (totale attività = totale passività).
ATTIVO IMMOBILIZZATO (AI): elementi patrimoniali che costituiscono la struttura fissa dell’azienda.
ATTIVO CORRENTE (AC): elementi patrimoniali che possono essere convertiti in liquidità a breve termine senza pregiudicare l’economicità della gestione (CAPITALE CIRCOLANTE LORDO)
PASSIVO CORRENTE (PC): debiti a breve termine esigibili entro dodici mesi
PASSIVO FISSO (PF): debiti a medio lungo termine
CAPITALE NETTO (CN): tutte le voci del patrimonio netto

Lo schema sintetico così ottenuto è il seguente:

STATO PATRIMONIALE

ATTIVO                                                              PASSIVO

Conto Economico

L’articolo 2425 del Codice Civile impone una struttura rigida e vincolante per la redazione del Conto Economico ed è detta “scalare per natura”, in quanto parte dalla rappresentazione dei ricavi di vendita (valore della produzione) per arrivare al risultato netto dell’esercizio attraversa la sommatoria algebrica degli altri componenti positivi e negativi della gestione. Sinteticamente la struttura scalare, così come disposta dall’articolo 2425 del Codice Civile, si presenta nel modo seguente:

A) VALORE DELLA PRODUZIONE
B) COSTI DELLA PRODUZIONE
C) PROVENTI E ONERI FINANZIARI
D) RETTIFICHE DI VALORE DI ATTIVITA’ FINANZIARIE
E) PROVENTI E ONERI STRAORDINARI
IMPOSTE DELL’ESERCIZIO
UTILE (PERDITA) DELL’ESERCIZIO

La forma scalare del Conto Economico ha il grande vantaggio di fornire alcuni risultati intermedi, molto interessanti per comprendere l’andamento dell’impresa.
In particolare la complessa gestione è divisa in tre aree:
1. Gestione caratteristica (relativa all’attività tipica dell’azienda),
3.Gestione finanziaria (relativa agli interessi sui capitali dati e presi in prestito)
3. Gestione straordinaria (relativa alle operazioni una tantum, non rientranti nella normale attività imprenditoriale, come per esempio l’alienazione di cespiti) .
La gestione caratteristica (chiamata anche gestione tipica) include tutti i ricavi e tutti i costi per realizzare il processo produttivo, specificatamente i ricavi della gestione caratteristica sono riferibili alle vendite dei beni e dei servizi prodotti, mentre i costi sono riferibili all’utilizzazione dei fattori produttivi costituiti da: materie prime e merci macchinari, personale, servizi.

La gestione finanziaria è riferibile alle operazioni di raccolta delle fonti di finanziamento attraverso l’indebitamento con i terzi, con conseguente sorgere di oneri finanziari ed è inoltre riferibile alle operazioni che danno vita a proventi finanziari attivi derivanti dall’acquisizione di partecipazioni, titoli, depositi bancari ecc.
In questo caso è il capitale il fattore produttivo che determina le operazioni di natura finanziaria.

La gestione straordinaria riassume tutte le operazioni che determinano proventi o costi che non sono riferibili nè alla gestione caratteristica né a quella finanziaria come ad esempio plusvalenze e minusvalenze di natura eccezionale e non ripetitiva, sopravvenienze passive derivanti da furti, calamità, incendi, sopravvenienze attive derivanti da provvedimenti normativi.
Per procedere ad una corretta analisi di bilancio è necessario che i componenti positivi e negativi di reddito debbano essere riclassificati in modo da poter comprendere l’andamento delle diverse gestioni in cui l’attività aziendale viene comunemente suddivisa. Si avranno così:

1) area caratteristica (ricavi e costi inerenti l’attività principale dell’impresa);
2) area finanziaria (ricavi e costi inerenti il finanziamento dell’impresa);
3) area extra caratteristica (ricavi e costi non peculiari all’attività principale);
4) area straordinaria (ricavi e costi inusuali);

La gestione extracaratteristica riassume tutte le operazioni riferibili ad attività non direttamente collegabili all’attività operativa caratteristica, come ad esempio gli affitti attivi derivanti dalla locazione di una parte dell’immobile utilizzato per lo svolgimento della propria attività aziendale o la gestione di partecipazioni.
I risultati intermedi riferiti a questi quattro grandi settori danno informazioni importantissime, perché permettono di scomporre il risultato finale (utile o perdita) nelle sue componenti principali e individuare quindi l’area sulla quale eventualmente intervenire.

Con questa rappresentazione a scalare costi e ricavi sono riclassificati in base alla funzione da loro svolta nel sistema produttivo aziendale, l’attività gestionale viene suddivisa in aree, si evidenziano risultati intermedi (risultato operativo e risultato ante imposte).
Possono essere utilizzate diverse forme di rappresentazione scalare del Conto Economico e quelle più utilizzate nella pratica sono le seguenti:

Conto economico a valore della produzione ottenuta;si fonda sui seguenti elementi: evidenziazione non della sola produzione venduta, ma dell’intera produzione aziendale, costituita dai seguenti elementi:
– ricavi
– variazione delle scorte di prodotti finiti e di prodotti in corso di lavorazione
– costruzioni interne (produzioni in economia)
– Classificazione dei costi “per natura”, cioè per tipologia di fattori di produzione,
con possibile ulteriore distinzione tra:
costi “esterni” (es. consumi di materie, ecc.)
costi “interni” (es. spese per il personale, ecc.).
Conto economico a costo del venduto;tale modello prevede l’indicazione non della produzione effettuata, quanto piuttosto della produzione venduta, costituita dai soli ricavi di vendita. Per ottenere il reddito operativo ad essa vengono sottratti a scalare i costi del venduto classificati in base alla destinazione dei medesimi nell’ottica di un criterio funzionale.
Conto economico a valore aggiunto;
Conto economico a margine di contribuzione.

Di queste quattro forme il conto economico a valore della produzione ottenuta è stato adottato dal nostro ordinamento legislativo. A seconda dei risultati intermedi che vengono evidenziati nell’area caratteristica, possiamo ottenere due differenti riclassificazioni del conto economico maggiormente adoperati dagli analisti finanziari: conto economico “a valore aggiunto” e conto economico “a margine di contribuzione” .

Conto Economico riclassificato a valore aggiunto

Nello schema scalare del Conto Economico a valore aggiunto i costi dell’area caratteristica sono suddivisi in:

costi propri della struttura aziendale (costi interni);
costi operativi esterni per acquisti di materiali e servizi(costi esterni).

Da questo schema è facile arguire che il valore aggiunto è la parte di ricavo dell’esercizio che rimane dopo aver sostenuto i costi riferibili all’acquisizione dei fattori produttivi reperiti all’esterno dell’azienda.
Questo margine costituisce in pratica il valore creato all’interno dell’impresa con le proprie risorse (umane, tecniche e finanziarie) di cui essa dispone.

Uno dei margini più significativi che possono essere misurati con l’utilizzazione dello schema scalare del Conto Economico a valore aggiunto è il Risultato operativo che esprime il risultato della gestione caratteristica o gestione tipica dell’impresa prescindendo dalle componenti straordinarie, finanziarie e fiscali.

Il Risultato operativo costituisce un margine molto importante in quanto rappresenta il risultato conseguito dall’impresa a prescindere dalle modalità di finanziamento adottate, dal livello di tassazione e dalle eventuali componenti positive o negative di natura straordinaria.
Questo tipo di riclassificazione consente una diversa analisi dell’incidenza dei costi sulla redditività richiede una classificazione dei costi “per natura” che è più facile da compiersi utilizzando i dati di un bilancio ufficiale.

CONTO ECONOMICO A VALORE AGGIUNTO

Ricavi per la vendita di beni e servizi
Var. Rimanenze prodotti finiti, semilavorati..
Var. Lavori in corso su ordinazione
Var. Immobilizzazioni prodotte internamente
Altri proventi della gestione tipica
(A) = VALORE DELLA PRODUZIONE TIPICA (o caratteristica)
Costi per materie prime, sussidiarie e di consumo
Costi per servizi
Costi per godimento beni di terzi
Var. Rimanenze materie prime, sussidiarie e di consumo
Altri oneri della gestione tipica
(B) = COSTI ESTERNI
(C) = VALORE AGGIUNTO (=A- B)
(D) Costi del personale
(E) = MARGINE OPERATIVO LORDO (=C-D) [Earnings Before Interests Taxes Depreciation
and Amortization, EBITDA]Ammortamenti
Svalutazioni
Accantonamenti
= RISULTATO DELLA GESTIONE OPERATIVA [Earnings Before Interests and Taxes, EBIT]+/- RISULTATO DELLA GESTIONE ACCESSORIA
= RISULTATO DELLA GESTIONE CORRENTE
+/- RISULTATO DELLA GESTIONE FINANZIARIA
+/- RISULTATO DELLA GESTIONE STRAORDINARIA
= RISULTATO PRIMA DELLE IMPOSTE
+/- RISULTATO DELLA GESTIONE DELLE IMPOSTE
= REDDITO NETTO