Alessandro Benetton vuole ritirare l’azienda dalla Borsa e ristrutturarla
Alessandro Benetton parte con elogi anticipati. Solo pochi giorni fa, l’agenzia di revisione finanziaria Ernst e Young ha eletto il quarantasettenne “imprenditore dell’anno 2011”. Ma il vero esame l’intraprendente italiano deve ancora sostenerlo. Nel corso dell’assemblea generale di aprile si è assunto il compito di portare l’azienda fuori dalla crisi e di rinverdirne gli antichi successi. La prima svolta importante sulla strada di Alessandro Benetton è già avvenuta. Dopo quasi 26 anni, Benetton dovrebbe ritirarsi dalla Borsa. La holding di famiglia, Edizione, che possiede il 67% dell’azienda di abbigliamento, acquisterà le quote degli azionisti di minoranza, supportata da Intesa San Paolo, Mediobanca e Unicredit. Il consiglio di amministrazione di Edizione ieri è rimasto in riunione oltre l’orario di chiusura della redazione.
Alessandro Benetton deve dimostrare che il passaggio dalla prima generazione Benetton, quella di Luciano e dei suoi tre fratelli, è una mossa vincente per il futuro. Il fatto che la scelta cadesse su di lui era tutt’altro che scontato. Alessandro Benetton non era particolarmente interessato ai maglioni colorati all’inizio della sua carriera. A 25 anni ha fondato una società di private equity, 21 Investimenti. Oggi amministra 1 miliardo di euro, e tra le altre cose, ha interessi in una produzione di caffè preparato secondo principi etici, in un’azienda specializzata in illuminazione e in una ditta Internet che sviluppa soluzioni per il marketing mobile e i micropagamenti. Inoltre ha diretto fino al 1998 il team di Benetton Formula, che ha vinto due titoli mondiali con Micheal Schumacher. Nel 2004 ha accettato di diventare il successore del padre Luciano: “Prima devi capire qual è il problema dell’azienda. Poi occorre decidere la strategia e la squadra”, ha detto recentemente in un’intervista Alessandro Benetton. Fino ad ora non ha potuto tenere il timone, ma certamente di fatto ha potuto dire la sua. Ma formalmente, fino a oggi, è stato sottoposto al padre.
Ora la grande domanda è: Alessandro Benetton avrà carta bianca per la necessaria ristrutturazione, oppure no? Idee ne ha a sufficienza. Benetton deve diventare più internazionale, spiccare con pubblicità provocatorie e prendere posizione anche su argomenti di politica sociale. Il primo impegno su questo tema è la campagna “Unhate”, che mostra baci tra premier come il cancelliere Angela Merkel, che ha suscitato molto scalpore. L’influenza di Alessandro Benetton dipende fortemente dal rapporto di forze tra il padre Luciano e lo zio Gilberto, presidente della holding. Mentre Luciano resta fede all’autonomia di Benetton, Gilberto guarda anche oltre l’abbigliamento. Tra l’altro è presidente del consiglio di amministrazione di Autogrill. L’ago della bilancia potrebbe essere rappresentato da Gianni Mion. Il capo della Holding Edizione è certamente un fedele di Gilberto, ma nel passato ha fatto da mediatore tra i fratelli.
FONTE: Financial Times Deutschland
AUTORE: Tobias Bayer