Intervento di Vito Gamberale sullo stato di salute del settore fotovoltaico

Lo scorso 28 novembre, l’Ing. Vito Gamberale ha partecipato all’appuntamento annuale organizzato da HFV – Holding Fotovoltaica SpA presso la sede del GSE – Gestore Servizi Energetici di Roma, per discutere  dello stato di salute del settore fotovoltaico.

Vito Gamberale, in rappresentanza dell’azionista di HFV (tra i principali player nazionali del settore) F2i – Fondi italiani per le infrastrutture (di cui è Amministratore Delegato), nonché tra i principali protagonisti della diffusione del telefono cellulare in Italia negli anni Novanta (quando Gamberale era alla guida di TIM – Telecom Italia Mobile, la società si affermò  quale leader mondiale nel settore della telefonia mobile) ha risposto ad alcune domande del giornalista Enrico Cisnetto in un’apposita sezione del Convegno che ha dato il nome all’Evento: “Il fotovoltaico come il computer e il telefono cellulare?”.

La conversazione tra l’Amministratore Delegato di F2i e il giornalista è partita da un confronto operato dall’Ing. Gamberale, tra le due realtà, telefono cellulare e fotovoltaico, anche alla luce dell’attuale leadership italiana in questo settore.

Vito Gamberale: Sicuramente una realtà è quella dell’energia fotovoltaica distribuita, a disposizione delle mega centrali con delle centraline per abitazione, per palazzo, che riporta il paragone al cellulare.

Di sicuro, col cellulare è possibile effettuare un paragone con i costi iniziali ed i costi attuali, che fanno registrare un drastico calo.

In paragone c’è nella diffusione che c’è stata.

Il paragone è anche nella parity-grid: il costo uguale tra l’energia di origine fossile e quella di origine rinnovabile. Lo stesso sta accadendo nel mondo dei cellulari tra il wireless e il wireline. Mentre il wireline ha conservato quasi lo stesso prezzo, il wireless, cioè il cellulare, sta calando notevolmente e quindi anche li c’è una tendenza verso la parity-grid sul costo del servizio.

 

Relatore: Per evitare di perdere la leadership, che cosa deve fare il mondo delle rinnovabili per non commettere gli stessi errori? E cosa compete, nel non commettere questi errori, ai protagonisti del mercato, i player, e cosa invece al sistema?

Vito Gamberale: Il settore delle rinnovabili è un settore di cui si parla bene tra gli addetti ai lavori, ma di sicuro al di fuori se ne ha un’immagine negativa.  A cominciare dalla politica, che dovrebbe seguire con maggiore comprensione questo settore.

Il settore delle rinnovabili ha avuto delle aggressioni sulle improvvise revisioni di regolamentazione che di sicuro hanno fatto male a chi ci ha creduto in quel periodo e si è trovato a dover redimere un grande investimento magari avviato, a dover affrontare revisioni di regolamentazioni.

 

Relatore: Questa è stata una capacità lobbistica dei player delle fonti tradizionali?

Vito Gamberale: Diciamo che c’è stato anche un inquinamento operativo perché, siccome è stato intravisto come un settore dove c’erano dei soldi gratis, allora è stato inquinato. La cosa strana è che non siamo riusciti, noi azionisti di operatori serie, a far capire alla politica che doveva regolamentare anche i soggetti che potevano operare, perché dobbiamo ricordare il ruolo che i cosiddetti “sviluppatori” hanno avuto: un ruolo di inquinamento etico e di corruzione, a volte.

Noi abbiamo sempre sperato che la politica imponesse che chi faceva il progetto doveva poi realizzare l’impianto. E quindi doveva essere quello che poi chiedeva i finanziamenti. Perché questo è un settore che si regge, ed è nato, su un rapporto equity/debito elevato, anomalo direi.

È vero che ha un EDITDA margin elevato, intorno al 70-80%, ma è pur vero che questo EDITDA margin è assorbito molto dagli oneri finanziari e come ammortamento è assorbito dall’ammortamento delle quote capitale del debito.

 

Relatore: Questa è una fotografia iniziale o è tuttora così?

Vito Gamberale: È tutt’ora così. Perché questi impianti sono nati con la durata di 15-20 anni. Il finanziamento li accompagna per 15-20 anni e, devo dire, danno anche dividendo. Questo settore ha però subito un inquinamento, e la politica non ha colto che avrebbe dovuto impedire delle figure anomale, perché lo sviluppatore invece deve essere ridotto al professionista locale che, nella prima fase come geometra individua il terreno, nella seconda fase come progettista fa il progetto, nella terza fase fa il direttore lavori, ma sempre e solo su una committenza che è la stessa dal momento in cui si deve individuare il suolo al momento in cui si deve avviare l’impianto. Io penso che questo settore dovrebbe dare questa bonifica, questa spurga al proprio interno per acquisire più credibilità.

Secondo me poi ci troviamo dinnanzi ad una fase intermedia, perché se è vero che andremo verso la capillarizzazione degli impianti, è pur vero che siamo ancora nella fase degli impianti importanti ed ancora abbastanza lontani dagli impianti su tetto ed autonomi.

 

Relatore: Che saranno presenti in futuro?

Vito Gamberale: Certo, io ho sempre pensato, guardando al sole, che fosse impossibile che non si potesse catturare quell’energia e non la si potesse utilizzare, invece di utilizzare fonti inquinanti. Quindi la vedo, senz’altro, come idea.

Oggi il settore ha bisogno anche di aggregazione, perché sono nati impianti sparuti, da 1 megawatt; come fare a non dimenticare che si dividevano gli impianti: si dividevano 10 megawatt in unità da 0 a 0,99. Questo settore è stato inquinato da tutti questi aspetti. Ci si è buttata gente improvvisata, travestita, che non ha nulla a che fare con gli operatori che ci si sono impegnati con un animo industriale.

 

A questo punto, il giornalista sollecita l’Ing. Vito Gamberale chiedendogli se secondo lui si possa fare qualcosa per purificare il mercato dalle anomalie che hanno danneggiato la reputazione e la qualità del settore.

 

Vito Gamberale: Io penso che il settore, che oggi ha una forza e una credibilità, dovrebbe chiederlo, perché questi aspetti ci sono tuttora. Noi vediamo che tuttora emergono fatti anche corruttivi per autorizzazioni date, per allacci dichiarati e in effetti non attuati in tempo.

Quindi, il settore ha questi aspetti e, secondo me, dovrebbe avere la forza di autobonificarsi, per potere scremare e quindi far rimanere il giusto che rimanga, il giusto che operi.

Bisogna fare delle aggregazioni, perché di sicuro esse daranno una sicurezza omogenea per le operations & mantainance.

 

Relatore: A proposito di questo F2i si candida ad essere un polo aggregatore?

Vito Gamberale: Noi da tempo stiamo predicando l’aggregazione. Ci si sono impegnati anche degli imprenditori privati, rappresentanti tipici dell’imprenditoria privata nazionale, che quindi vede nella propria singolarità la propria forza e quindi difficilmente vede nell’aggregazione la conservazione della propria forza.

 

Relatore: Ma è l’unico settore?

Vito Gamberale: Non è l’unico settore, però in questo bisognerebbe promuoverlo, perché è più un investimento ancillare che come core investment. Mentre l’aggregazione favorirebbe di sicuro. HFV, per la sua dimensione, che è circa 100 megawatt installati, è tra i primi 5 operatori in Italia.

L’Italia dovrebbe anche valorizzare le proprie eccellenze.

Tutti dicono che l’Italia è ultima dovunque. Io penso che contribuisca molto all’immagine dell’Italia all’estero anche l’immagine che la stampa e tutti quelli che vanno in televisione danno del Paese, perché non si parla mai dei fatti positivi.

Penso che ogni quotidiano dovrebbe dedicare almeno una pagina alla settimana ai fatti positivi del Paese, perché non è possibile che si distorcano le negatività e si ignorino le positività.

Questo settore avrebbe da esprimere delle positività, una volta scremate le negatività.

 

Relatore: Si parla del fatto che, nonostante il ritorno a questo sviluppo che c’è stato delle rinnovabili in Italia, non si sia creata – e qui torna l’analogia con il paragone che si faceva all’inizio con il mondo della telefonia – una vera e propria filiera, perché un conto sono le aggregazioni dei player e un conto è invece tutto il mondo che sta intorno alla produzione degli impianti.

Vito Gamberale: Anche questa è una diceria distorta. Perché in Italia, ogni tanto, si alzano le dicerie e diventano verità.

Non c’è dubbio che la produzione del film, intesa come produzione continua in un Paese, per supportare lo sviluppo continuo di questo settore, si sia dimostrata un po’ velleitaria. Non solo in Italia ma anche negli altri Paesi europei. Si è dimostrata velleitaria persino in Cina, che è il Paese che sta vivendo il massimo sviluppo. Però noi stiamo vedendo dei rifiuti e dei fallimenti.

Come spesso accade, la storia industriale insegna che quando si scopre un settore prima c’è la rarefazione, poi c’è la concentrazione che crea un eccesso d’offerta rispetto alla domanda.

Tornando alla domanda, non è vero che la filiera è tutta in mano a fornitori stranieri perché nel solare, tolto il film, almeno il 50% della componentistica, che serve per la realizzazione dell’impianto, è italiana, nell’eolico il 70%  perché nell’eolico, tolto il rotore, c’è tutta una struttura, l’impianto che è carpenteria che è nazionale, c’è tutto un lavoro di cavi e di collegamenti e di linee di manutenzione che è italiana. Nell’idro direi che siamo oltre l’80% come componente italiana.

 

Relatore: Anche qui mancano i grandi player

Vito Gamberale: Dobbiamo chiederci se servono. Secondo me serve una comunicazione più continua, più ferma, più professionale che probabilmente è fatta da giornalisti che si potrebbero dedicare a diffondere la verità meglio di come viene diffusa.


Relatore: Si è detto che spesso il futuro sta nella costruzione delle reti, nello storage. A che punto siamo per il sistema Paese?

Vito Gamberale: Credo che sullo storage ci siano delle aziende italiane che hanno costruito la loro storia nelle batterie e mi sembra stiano facendo dei progressi importanti.

Non vorrei privilegiare qualche nome, ma di sicuro c’è un’importante storica azienda del vicentino che sta lavorando fortemente in questo campo ed è molto avanti.

Lo storage di sicuro consentirà come per l’acqua, di immagazzinarla per poterla distribuire quando serve. Quindi questa energia, prodotta quando c’è il sole, può essere immagazzinata per essere distribuita quando serve. Il concetto è lo stesso, così come la carica del telefonino, se vogliamo fare questi due esempi.

 

Relatore: Sul discorso dell’efficienza energetica, crede sia un elemento forte o anche questa fa parte delle leggende metropolitane?

Vito Gamberale: Nell’efficienza energetica le aziende stanno lavorando, perché l’energia costa molto e ognuno cerca di ridurne e razionalizzarne l’uso.

Sull’efficienza energetica incidono parecchi fattori, dai fattori costruttivi – come ad esempio il cappotto termico per assicurare l’isolamento termico degli ambienti e quindi tenere il fresco d’estate e conservare il caldo d’inverno, ma anche al risparmio proprio dell’utilizzo dell’energia elettrica.

Penso che in questo campo si stia facendo parecchio. Stanno uscendo anche alcune normative che assegnano una classe agli appartamenti in funzione dell’isolamento termico.

Recentemente è uscita una sigla, l’ACE, attestato di certificazione energetica, che di sicuro sta portando il Paese ad un risparmio energetico.

Oggi è stato sorvolato, ma anche sulle energie rinnovabili si dice che facciano aumentare la bolletta elettrica, invece non si dice quanto abbiano fatto risparmiare nella bilancia commerciale del Paese: questo significa, specialmente adesso che si sta andando verso la grid parity, cominciarsi a sottrarre in maniera significativa alla componente di importazione, che è stata sempre molto importante sulla bilancia commerciale italiana.

Ad esempio, se si guardano i costi cumulati per gli incentivi alle energie rinnovabili, prendendo tutto, sono 220 miliardi ad oggi: sono largamente compensati dai risparmi delle importazioni previse entro qualche decade, che saranno 300 miliardi. Abbiamo creato degli impianti che rimarranno per 20 anni, ed entro questo periodo, di sicuro, ridurranno questa quota.

Negli incentivi alle energie rinnovabili sono compresi anche degli incentivi che andrebbero scorporati, perché è vero che l’idroelettrico è rinnovabile, ma è rinnovabile più per natura che per impianto.

L’idroelettrico dovrebbe avere degli incentivi solamente per il revamping connesso ad aumenti di potenza. Se si guarda l’istogramma della potenza dell’idroelettrico negli ultimi 30 anni, è a derivata nulla, è sempre costante ma nonostante ciò ha avuto numerosi incentivi. Questi andrebbero tolti perché sono stati incentivi di manutenzione ordinaria o straordinaria gabellati per aumenti di potenza che non c’è stata.

Quindi, questo settore si porta appresso anche delle distorsioni. Poi, siccome i grandi impianti idroelettrici li hanno o le aziende tradizionali o le grandi aziende energivore, specialmente le cartiere, le siderurgiche, ecc. anche questo non è stato comunicato bene e il settore non ha avuto la capacità di comunicare veramente ciò che era l’incentivo dedicato  rispetto all’incentivo messo in un “minestrone” indistinto.

 

Relatore: Si è detto che l’industria fossile deve “mettersi il cuore in pace”. Noi siamo un Paese che si è strutturato su questo tipo di consumi, sia privati che nucleari. E’ pensabile che il cambiamento sia così radicale da ridurre l’area di produzione dell’energia tradizionale a marginalità?

Vito Gamberale: Questo sta già avvenendo. C’è un eccesso di capacità in Italia, e di sicuro si tende a chiudere e fermare gli impianti tradizionali. Ovviamente sono attivi quelli a ciclo combinato che sono i più efficienti, però ci siamo.

Io mi auguro, come spesso si sente dire, che quelli che devono chiudere gli impianti e che per la vita che hanno avuto e per la redditività che hanno avuto possono fare il decommissioning a costo proprio, mi auguro che non chiedano alla comunità. Perché succede sempre che quando si deve chiudere qualcosa si fa passare come dovuto a qualcosa di imprevisto, per chiedere i contributi. Questo è un dato di fatto ed è un ulteriore merito che va dato alle energie rinnovabili.

 

Relatore: Se domani la chiamassero a fare l’Amministratore Delegato dell’ENI?

Vito Gamberale: Di sicuro è un evento che non capita. Penso che una società come Eni abbia sempre spazio per esprimere il suo ruolo e il petrolio rimarrà sempre per bisogni primari, sia per gli impianti chimici sia per la locomozione.

È vero che in città ora ci sono le smart car, però la condizione navale e quella degli autotreni è difficile pensare che possa essere sostituita. L’energia elettrica che farà muovere i treni per lungo tempo sarà sempre di natura fossile, quindi lo sviluppo dell’economia darà sempre spazio e penso che l’Eni, che è una delle bandiere nazionali faccia bene a svilupparsi all’estero, perché di sicuro deve andare a trovare all’estero il proprio terreno di sviluppo.

Colgo l’occasione per dire che io personalmente sono molto curioso verso Enel perché – ripensando alla Telecom, che ho avuto la fortuna di vivere, quell’azienda che in 5 anni era andata a conquistare il mondo ed era diventata la migliore azienda telefonica del mondo, mai percepita dagli italiani e mai giustamente vantata come orgoglio nazionale dai media – oggi la rivedo nell’Enel, che si dice indebitata, però è l’unica azienda industriale italiana presente in tutti i continenti.

Personalmente ne sono orgoglioso. Vorrei che diventasse una bandiera nazionale, perché non siamo i peggiori del mondo, ma abbiamo delle priorità di cui possiamo vantarci.

Un’altra è per esempio la TAV: non capisco come mai noi non abbiamo la bandiera dovunque per dire “abbiamo la migliore TAV del mondo”.

Per questo dico che io mi attenderei delle trasmissioni televisive in cui si parla delle cose buone che funzionano nel Paese. Perché vedere quelle cose ogni sera, mette veramente tristezza. Per esempio mi attenderei dei talk show che invece di parlare di cose che non concludono nulla, parlassero di come si intende abbattere il debito, non di chi l’ha creato, perché ormai c’è e parlando di chi l’ha creato non si toglie.

 

Relatore: Che impressione le fa la vicenda shale gas. Io ho l’impressione che sia un elemento di cambiamento strutturale nello scenario energetico.

Vito Gamberale: Cosi si dice. Se uno vede come l’America è riuscita a recuperare la competitività a livello internazionale, riducendo notevolmente il costo dell’energia, riducendo notevolmente il costo del lavoro e quindi facendo la reimportazione del decentramento produttivo che aveva dato, perché l’America adesso sta reimportando il manifatturiero nel proprio Paese, sembra che in America questo stia accadendo.

E se sta diventando del tutto autosufficiente rispetto ai combustibili fossili per la propria produzione interna, in Europa sembra che questo discorso sia più complesso, sia per la natura delle rocce che per il conseguente costo, ad eccezione di qualche Paese del centro-nord come la Polonia dove degli esperimenti di questo tipo si stanno facendo.

Di sicuro, siccome le rocce sono porose, potrebbero aver immagazzinato acqua e gas. Sotto terra c’è acqua e gas, quindi di sicuro queste spugne le hanno immagazzinate, non tutte sono così spugnose, non tutte sono recuperabili in maniera massiva. Però, è una fonte fossile aggiuntiva rispetto a quelle normali che conosciamo.