L’Europa deve salire sul treno dell’auto elettrica o rischia di perdere la storica leadership nel settore. Ogni spinta in direzione opposta rischia oggi di danneggiare ulteriormente il settore europeo, già messo a dura prova dalla transizione energetica e dalla competizione di Cina e Stati Uniti. Non usa mezzi termini Luca de Meo, Ceo di Renault e Presidente di Acea, che in un’intervista rilasciata a “Quattroruote” fa il punto della situazione su quella che è una fase cruciale per l’industria dell’automotive. L’occasione l’evento “Next”, promosso dalla rivista e tenutosi a Milano, durante il quale manager e amministratori delegati di importanti aziende che operano nel comparto hanno potuto condividere le visioni sugli scenari futuri.
Per Luca de Meo la strada verso lo switch elettrico è ormai tracciata. Vietato fare dietrofront. Negli ultimi mesi il numero uno di Renault ha lanciato diversi messaggi all’Unione Europea chiedendo maggiore tutela per una delle principali industrie del Continente in vista della normativa Euro 7, nonché un approccio più incentrato sulla neutralità tecnologica, così da consentire alle aziende del settore di concentrare gli investimenti sia sull’elettrico che su alternative sostenibili come gli e-fuel. E anche se la decisione presa dall’UE di interrompere la produzione di motori a combustione interna (il cosiddetto ICE ban) entro il 2035 non è stata inizialmente accolta con entusiasmo, de Meo avverte che ritardare o annullare tale scadenza sarebbe un errore ancora più costoso. “Immaginate cosa succederebbe se ci venisse detto all’improvviso ‘era solo uno scherzo’: molti produttori, inclusa Renault, hanno già investito miliardi in questa direzione. Il treno è già in movimento. Il tema è come farlo andare avanti, non come farlo tornare in stazione” sottolinea il Ceo.
Sui competitors asiatici e statunitensi Luca de Meo ritiene che il problema di fondo non risieda nello sbilanciamento sulle tasse di importazione, ma piuttosto nella mancanza di una strategia che consenta ai produttori europei di partecipare al gioco con le stesse regole. Alzare le barriere doganali, conclude, non servirà a ridurre il gap tecnologico nei confronti dei player cinesi: una politica comune sulle materie prime critiche, incentivi per famiglie a basso reddito e sviluppo di rinnovabili e infrastrutture le vere chiavi per favorire la diffusione dell’elettrico nel Vecchio Continente e salvaguardare il settore.