Diego Biasi (Quercus)

Diego Biasi (Quercus) intervistato da Class CNBC

Di seguito la trascrizione di un’intervista rilasciata da Diego Biasi, CEO e co-fondatore di Quercus, a CLASS Cnbc.

Giornalista: Benvenuti a questo speciale Class CNBC, dagli studi di Londra di CNBC Europe. Gradito ospite, quest’oggi, Diego Biasi, CEO e founder di Quercus Investment Partners. Benvenuto Diego e grazie per aver accolto il nostro invito.
Diego Biasi: Grazie a voi.

Giornalista: Parliamo un pochino di quella che è la vostra società, quello che fate e soprattutto il vostro Outlook per questo 2018, visto che si parla di investimenti, anche se sono investimenti un po’ particolari, perché siete nel campo delle energie rinnovabili.
Diego Biasi: Quercus, come ha detto, è un fondo specializzato nelle rinnovabili, che sono una nicchia del settore più ampio delle infrastrutture. Per quanto riguarda il 2018, lo scenario, anche per il settore delle infrastrutture, vede un incremento degli investimenti dovuto ai bassi tassi di interesse e quindi ai ritorni molto bassi presenti nel mercato e ad un incremento sempre maggiore da parte degli investitori, specialmente istituzionali, dell’allocation all’interno dei loro portafogli nel settore delle infrastrutture, e quindi anche delle rinnovabili.
Giornalista: Ecco, proprio per quanto riguarda le infrastrutture, si sta muovendo qualcosa in questi ultimi anni, soprattutto in Italia? Non so se voi investite in particolare in Italia o comunque anche nel resto d’Europa.
Diego Biasi: Sì, Quercus investe un po’ in tutta Europa. Noi siamo tra i principali player del settore delle rinnovabili sia in Inghilterra sia in Italia, specialmente nel fotovoltaico. Si è mosso molto nell’ultimo decennio. Le infrastrutture comunque, in generale, a livello mondiale, stanno contando molto in termini di investimento. Solo nel 2017 sono stati investiti oltre 900 miliardi di dollari in infrastrutture. Il 50% delle transazioni sono state in energie rinnovabili. Nell’anno precedente solo il 40%, quindi un incremento all’interno del settore delle infrastrutture dell’allocazione sulle rinnovabili. Dal 2008 al 2017, più del 40% degli investimenti in infrastrutture è stato fatto nelle rinnovabili a livello mondiale. Quindi si sta muovendo molto.
Giornalista: Quindi sono dei numeri molto importanti, mi sembra di capire. Detto questo, le rinnovabili hanno avuto un boom negli ultimi 10 anni. Anche nel periodo della crisi economica e finanziaria continuavano a crescere. Ci parla un attimo di quello che è il cammino di questo settore nell’ultimo decennio?
Diego Biasi: Le infrastrutture in generale sono un asset molto decorrelato rispetto al resto del mercato finanziario e le rinnovabili, nello specifico, sono ancora più decorrelate rispetto al mercato finanziario generale. Quindi dal 2008 in poi c’è stato un boom del settore delle infrastrutture, ma delle rinnovabili in particolare, grazie a questa decorrelazione rispetto al resto del mercato finanziario e agli incentivi che i governi hanno posto in essere per portare investitori sempre di più ad approcciare questa nuova nicchia che, fino all’inizi degli anni 2000, se vogliamo, era abbastanza sconosciuta, specialmente agli investitori istituzionali. L’ultimo decennio ha visto, in particolare, l’Europa fare la parte del leone, a livello mondiale, e per definizione, l’Europa, al momento, è il mercato più evoluto delle rinnovabili.
Giornalista: Questo è assolutamente molto interessante. Il resto del mondo invece? Viene dopo? Guardiamo per esempio all’America, guardiamo per esempio all’Asia. Quali sono gli altri Paesi, o continenti volendo, che sono sviluppati o che stanno sviluppando il settore?
Diego Biasi: Il resto del mondo sta riempiendo questo gap che c’è nei confronti del continente europeo e che ha visto molte nuove costruzioni nelle energie rinnovabili nell’ultimo decennio ed ora sta passando a una seconda fase di consolidamento all’interno del mercato. Quello che si vede in Nord America e in Asia, specialmente, quello che si è visto negli ultimi due anni in questi due mercati, che sono i secondi in classifica a livello mondiale per quanto riguarda lo sviluppo di energie rinnovabili è stato molto in termini di nuove costruzioni. L’Africa, probabilmente, nel prossimo decennio sarà uno dei mercati più interessanti per quanto riguarda le rinnovabili e riempirà quel gap che c’è nei confronti dell’Asia e dell’America e dell’Europa.
Giornalista: Da dove nasce l’interesse di un Paese, in questo caso di un Continente, comunque di un’area nei confronti delle rinnovabili. Che cosa spinge l’interesse degli investitori, e non solo, sulle rinnovabili?
Diego Biasi: Per quanto riguarda un investitore finanziario in senso stretto, è attratto sicuramente dal flusso di cassa, che è un asset che un investimento in rinnovabili genera nel lungo periodo. È un flusso di cassa stabile, relativamente alto, in termini di rendimento, se paragonato a ciò che si vede nel resto del mercato finanziario e in tassi di interesse, ma in rendimenti di equity e Bond attualmente. Quindi, stabilità e flusso di cassa a lungo termine sicuramente sono le due cose più appetibili per l’investitore finanziario.
Giornalista: Ha parlato poco fa anche di consolidamento, quindi vede comunque fermento sul fronte M&A per quanto riguarda il settore delle rinnovabili?
Diego Biasi: Certo, specialmente in Europa, dove il mercato secondario è molto attivo, in particolare in Europa del sud e specialmente in Italia, che al momento presenta forse la maggiore attività nel mercato secondario, perché è tipicamente un mercato molto frammentato. Più frammentato degli altri paesi europei, dove si vedono tanti asset o tanti portafogli, di dimensioni piccole o medie, con rendimenti ancora molto alti e quindi molto appetibili per gli investitori istituzionali che vogliono creare portafogli più grandi e consolidare quindi il mercato.
Giornalista: Ecco, però l’Italia quindi all’avanguardia. Perché se ne parla così poco, allora?
Diego Biasi: Veramente non se ne parla poco, ma se ne parla forse non così bene quanto si dovrebbe. Gli investitori hanno percepito in passato un elevato rischio nel mercato italiano delle rinnovabili, se paragonato ad altri mercati europei. Cosa che si è rivelata essere più una percezione che una realtà, tant’è vero che negli ultimi due anni molti investitori istituzionali hanno ricominciato ad entrare nel mercato italiano, perché hanno realizzato che c’era una distorsione tra elevati rendimenti e il rischio percepito in confronto al rischio effettivo.
Giornalista: Per quanto riguarda l’Italia, il governo italiano sta facendo abbastanza secondo lei per incentivare le rinnovabili o potrebbe fare di più? Vi aspettate comunque che ci siano degli incentivi e ci sia della nuova linfa vitale al settore da parte anche del governo?
Diego Biasi: Ci aspettiamo che il governo italiano faccia molto per quanto riguarda due cose importanti che gli investitori si aspettano all’interno del mercato delle rinnovabili. Lo storage, quindi la possibilità di utilizzare delle batterie, se vogliamo menzionarle in maniera grossolana, per utilizzare l’energia che gli impianti, specialmente nel solare o anche nell’eolico, viene generata in eccesso quando non è necessaria nel sistema e liberarla quando invece c’è più necessità. Oltre allo storage, si dovrà fare molto anche per quanto riguarda il repowering, ovvero la possibilità di migliorare e fare un upgrade degli impianti esistenti, per estenderne la vita e continuare a produrre anche nel più lungo termine.
Giornalista: Sicuramente un tema interessante e di cui si potrebbe comunque parlare di più o meglio come lei ha detto, Diego. Ma per concludere, qual è il consiglio che deve essere dato a chi vuole investire nelle infrastrutture e non, ma comunque nelle energie rinnovabili?
Diego Biasi: il consiglio è quello di focalizzare sicuramente nell’abilità e nel track record del fair manager che investe nelle rinnovabili. Non tutti i fair manager sono specializzati nel settore e i generalisti, generalmente, creano meno efficienza all’interno di portafogli di rinnovabili, perché le rinnovabili sono un settore di nicchia che ha bisogno di specialisti dedicati a tempo pieno alla gestione degli asset, cosa che un generalista tipicamente non riesce a fare per mancanza di risorse.
Giornalista: Dunque c’è un buon ritorno nel settore.
Diego Biasi: Certo. L’investitore dovrebbe essere più focalizzato nel cash flow, cioè in una generazione di cassa continua nel lungo termine, più che in un capital gain. Quindi l’investimento nelle rinnovabili è diverso da un investimento in un private equity tradizionale. Questo significa anche un diverso approccio all’asset da parte dell’investitore.

Il video dell’intervista a Diego Biasi, CEO e fondatore di Quercus, è disponibile al seguente collegamento:

 

http://video.milanofinanza.it/classcnbc/notizie-commenti/Energie-rinnovabili-come-opportunita–di-investimento-74945/