Coronavirus, ripartire dopo l’emergenza: le considerazioni di Vito Gamberale all’Adnkronos

Riprendere le best practice che stanno attuando in centro e nord Europa per far ripartire il sistema produttivo italiano. È l’invito di Vito Gamberale, manager di lungo corso, già alla guida di Telecom, Autostrade e F2i e oggi presidente di Iter Capital Partners. “Siamo stati il secondo Paese dopo la Cina a subire gli effetti del Coronavirus e abbiamo da una a quattro settimane di vantaggio sugli altri Paesi del mondo occidentale” spiega all’Adnkronos sottolineando come per ripresentarci sul mercato dovremmo sfruttare questo vantaggio.
L’emergenza Coronavirus ha posto l’Italia davanti a una sfida unica. Non esiste una ricetta, osserva Vito Gamberale: “Nessuno può assumere il ruolo di sapiente. La cosa migliore da fare in primo luogo è essere di aiuto e non di intralcio a chi è in prima linea come guida politica, sia a livello nazionale che territoriale“. In questo contesto le opposizioni devono saper scegliere anche il canale della riservatezza “per fare proposte praticabili e non propagandistiche“. Tutti quindi devono fare la propria parte perché il Paese possa uscirne riducendo al minimo i danni.
In merito, il manager parla anche di possibili misure da attuare, auspicando che siano suggerite dal buon senso e possano essere varate copiando le best practice che stanno adottando altri Paesi, ad esempio nell’ambito degli aiuti alle aziende: “Io che sono socio e vicepresidente della Ivs, la più grossa azienda italiana e la seconda per la installazione e gestione di macchine per la distribuzione automatica di cibo e bevande, ho visto che in Svizzera e Francia, dove siamo presenti, in tempi molto rapidi hanno deciso di finanziare, a tasso zero e per cinque anni, le piccole e medie imprese sulla differenza di fatturato rispetto al 2019, mese per mese“. Practice che Vito Gamberale considera ”efficace e tempestiva nonché misurabile sulla trasparenza fiscale, perché spingerà tutti quanti a bilanci più veritieri nel 2019 per poterne usufruire al meglio nel 2020“. Può essere anche un modo “per uscire dall’opacità, dal buco nero della black economy” perché il tutto è realizzato attraverso le banche.
Per gli aiuti quindi sarebbe opportuno “sfruttare i canali già attivi perché attivarne di nuovi richiede tempi e procedure burocratiche molto più lunghi e non c’è dubbio che un canale stabile è quello tra banche-aziende“. Sarà poi lo Stato, aggiunge Vito Gamberale, a rimborsare progressivamente le banche: “Nei Paesi del nord Europa a cominciare da Olanda e Germania, hanno rischiato di crearci seri problemi a fronteggiare in maniera adeguata questa vicenda, per poter gestire i lavoratori allontanati temporaneamente dal lavoro fanno pagare la cig direttamente dalle aziende che vengono alimentate a loro volta dalle banche, a loro volta rimborsate dallo Stato. Hanno attivato una linea di credito specifica aggiuntiva, nuova dedicata alla cig”. In questo modo il lavoratore continua “a percepire quello che prima chiamava salario e poi si chiama sussidio, l’azienda glielo dà subito e la banca riceve i soldi dallo Stato“. L’Italia oggi ha definito una copiosità di interventi, ma ha il problema di come assicurarsi che funzionino, evidenzia il manager: “Questo sistema conserva il forte legame delle maestranze con le imprese e quindi consente di conservare il patrimonio di know how che hanno le aziende“. L’ottica è anche prevenire uno dei pericoli che si possono verificare in queste situazioni, ossia che il dipendente, non sentendosi più seguito dall’azienda, possa prendere altre strade.
Vito Gamberale si sofferma infine su un altro tema particolarmente discusso in questi giorni: i rischi di scalate agli asset pregiati del Paese. “Il governo sicuramente sta pensando a forme più stringenti sulla governance delle quotate; ma poi bisogna evitare anche che la malavita faccia le scalate sulle PMI per cui quei piccoli aiuti alle aziende legati alla differenza di fatturato sono molto importanti perché quello è vero ossigeno per le imprese e non crea problemi alle banche“: non si tratterebbe infatti di linee di credito aggiuntivo, ma “solo di un’anticipazione per conto dello Stato“.