Luigi Ferraris: Enel Green Power verso debito light a Piazza Affari

Luigi Ferraris, cfo del Gruppo Enel e Presidente di Enel Green Power, guida i lavori per la realizzazione della cessione quote Egp e la riduzione dell’indebitamento

Per l’advisor legale Studio Chiomenti non c’è Ferragosto che tenga. L’iter per il collocamento di Enel Green Power non si ferma neanche per la più tradizionale festività estiva. Ma anche l’advisor finanziario di Enel, Banca Leonardo, non va in vacanza. Il team guidato dal cfo di Viale Regina Margherita, Luigi Ferraris, è al lavoro per completare il prospetto informativo in base alle richieste Consob. Il documento dovrà essere completato entro metà settembre, in parallelo all’analyst presentation prevista per quegli stessi giorni. Seguirà il roadshow che i global coordinator Mediobanca, Banca Imi (Intesa Sanpaolo= Credit Suisse e Goldman Sachs stanno mettendo a punto e che sicuramente toccherà Londra, oltre a Milano e Madrid (i due listini su cui verranno collocati i titoli Enel Green Power). La quotazione resta fissata per la seconda metà d’ottobre, se il ruolino di marcia non subirà slittamenti. A oggi l’unica variabile possibile, a parte eventuale scossoni dei mercati, è il private placement al quale gli uomini di Enel stanno lavorando in parallelo, trattando con fondi sovrani e altri investitori specializzati. Sul mercato dovrebbe andare circa il 30% della società presieduta da Luigi Ferraris che ha in dote le energie rinnovabili di Enel ed Endesa. Intanto la capogruppo ha già iniziato ad adeguare la futura matricole alle regole stabilite dal mercato per le quotate. Prova ne è la pubblicazione della semestrale Enel Green Power, che finora occupava solo un paragrafo nell’ambito del consolidato Enel. Dalla relazione approvata il 29 luglio, emerge che la società nei primi sei mesi dell’anno ha totalizzato ricavi per oltre 1 miliardo (+10,5% rispetto all’analogo periodo del 2009) e un utile netto di 253 milioni, in progresso del 13,4%. Agli analisti che stanno cominciando a coprire la società, della controllata verde Enel piace il mix energetico che garantisce un load factor più alto rispetto ai competitor. Si tratta dell’indice che misura il rapporto tra la produzione annua netta e la produzione teorica ottenibile in un anno, e che nel caso di Egp è del 47%, grazie al fatto di spaziare dall’eolico all’idroelettrico, passando per geotermico e fotovoltaico. Ma dal punto di vista finanziario a tenera alto l’appeal della controllata è la sua redditività, con un ebitda margin (il rapporto tra margine operativo lordo e ricavi moltiplicato per 100) oltre il 60%. In attesa dell’ipo, Enel ha anche stabilito il debito a carico della società verde: 3 miliardi, contro i 5,3 miliardi che pesavano a fine 2009. Dalle note a margine della semestrale emerge infatti che Enel ha proceduto alla ripatrimonializzazione di Egp rinunciando a “una quota del credito finanziario vantato dalla stessa Enel nei confronti della controllata, per un importo di 3,7 miliardi. Dei minori oneri finanziari che ne sono seguiti ha beneficiato il risultato netto della società, che ha tratto vantaggio anche dalle minori imposte pagate in Italia grazie alle agevolazioni fiscali della Tremonti-ter. Il capitale d’investimento netto è invece di oltre 10 miliardi. Di conseguenza, l’incidenza dell’indebitamento, il cosiddetto rapporto debt to equity, è sceso dallo 0,4 rispetto al 2,1 di fine 2009. Dalle spigolature della semestrale emerge anche che nelle buone performance della società presieduta da Luigi Ferraris un ruolo di primo piano l’ha giocato l’area Nord America, che insieme al consolidamento degli asset verdi di Endesa ha tenuto l’ebitda in linea con il risultato del 2009 (651 milioni). La maggiore produzione degli impianti, infatti, è stata tale da compensare i costi dell’acquisizione di Padoma Wind Power, la società specializzata nello sviluppo degli impianti eolici che sta portando avanti progetti per 4 mila megawatt in California.
FONTE: Milano Finanza