Alessandro Benetton: “Per chi sa fare, lo spazio in Italia c’è”

Per l’imprenditore Alessandro Benetton i risultati di PittaRosso dimostrano che, anche in questo momento di crisi, si può crescere e creare valore

Da quando ha lasciato la guida di Benetton Group, Alessandro Benetton è tornato a tempo piano alla sua “creatura”, la 21 Investimenti. Così, a inizio d’anno, ha rilevato l’azienda dolciaria Forno d’Asolo. E adesso si prepara a cedere PittaRosso, il retailer di calzature che aveva acquistato nel 2011 e che, con la sua crescita anticipata rispetto alle previsioni, rappresenta “un caso” nella situazione critica italiana. Con oggi inizia per l’impresa padovana un periodo decisivo. Dopo aperto nelle scorse settimane il processo di vendita, sul tavolo di Alessandro Benetton sono arrivate molte offerte. Ma solo se la proposta sarà vantaggiosa per entrambi – per chi vende e per l’azienda venduta – PittaRosso passerà di mano.

In corsa ci sono i fondi di private equity come Ardian, Change Capital, Clessidra e Permira, ma anche i produttori di scarpe come Bata e Deichmann. Accanto a 21 Investimenti, sono rimasti azionisti i quattro fratelli fondatori (Lorenzo, Ivo, Pierluigi e Vittorio) con il 24% della holding Pittarello & Co. “Quando 21 Investimenti ha acquistato PittaRosso, un’ottima e storica impresa gestita dalla famiglia fondatrice, la nostra visione industriale era mettere l’azienda nelle condizioni di esprimere il grande potenziale di crescita nel settore e creare il leader di mercato – spiega Alessandro Benetton -. Questo è da sempre l’approccio di 21 Investimenti: avere una visione industriale, condividere con il management gli obiettivi e rimanere sempre reattivi alle dinamiche del mercato. I risultati di PittaRosso ci confermano che, anche in questo momento di crisi, si può crescere, creare posti di lavoro e valore per gli azionisti e il territorio”. E a proposito delle offerte ricevute, Alessandro Benetton aggiunge: “Un’impresa dai risultati così eclatanti non poteva passare inosservata e le manifestazioni d’interesse sono numerose e qualificate. Siamo convinti che PittaRosso possa crescere ancora molto. Perciò fa parte del nostro lavoro valutare con attenzione e senza preconcetti ogni proposta che, oltre a riconoscere un’adeguata valorizzazione, sia a sostegno del progetto industriale del management di crescita e di internazionalizzazione per un’azienda in cui crediamo moltissimo”. Cos’è successo lo spiega l’amministratore delegato, Andrea Cipolloni. “PittaRosso ha sempre un modello di business avanzato: ogni sei mesi esce un assortimento completamente nuovo e riesce a far passare un tempo molto breve tra l’ordine e la consegna dei prodotti. Questo rende ridottissimo il rischio di errore, per esempio sui colori proposti. Inoltre, i clienti hanno la possibilità di servirsi da soli, un elemento considerato di gran valore. Con l’ingresso della 21 Investimenti di Alessandro Benetton abbiamo iniziato un percorso di innovazione di prodotto e di selezione dei fornitori e oggi l’assortimento è qualitativamente più elevato: sono entrati marchi come NeroGiardini, Geox e Nike, per i quali siamo ormai il primo cliente, Adidas, Diadora e altri. Il tutto senza perdere la clientela dell’inizio e lasciando inalterato il sistema di servizio”. Mentre l’azienda cresceva, crescevano anche le persone. “Tutti coloro che abbiamo trovato quando siamo entrati sono rimasti con noi e l’80% di loro ha aumentato il livello, mansioni e retribuzione. Sono restati in azienda anche in cinque figli dei fondatori, che hanno grande competenza. I genitori sono, invece, usciti dalla gestione. L’ultimo di loro solo di recente: in quanto responsabile del prodotto, gli avevamo chiesto di rimanere per due anni e di aiutarci a capire l’azienda. Dai fondatori abbiamo ricevuto una disponibilità fuori dal comune”. Per il 2014 le stime parlano di un fatturato di 240 milioni e il budget 2015 punta a oltrepassare i 300 milioni, circa tre volte il livello del 2011. Investimenti sono stati fatti sulla pubblicità con Simona Ventura. “L’idea di fondo dello spot è stata di Simona, sapevamo sarebbe diventata un tormentone. All’inizio i consumatori hanno risposto in modo aggressivo, ma a questa fase ha poi lasciato il passo a un mood molto positivo e ai remix, a Riccione l’estate scorsa tutte le sere si ballava il nostro spot”. Soprattutto PittaRosso (nuovo nome della vecchia Pittarello) ha investito sui negozi gestiti direttamente. “Abbiamo appena iniziato il percorso in Francia, dove già registriamo ottimi risultati. Ma pensiamo di avere ancora tanto spazio in Italia, un mercato da 7 miliardi di euro estremamente frazionato. E’ vero che i consumi in questi anni si sono ridotti ma per chi ha un buon modello di business le possibilità di sviluppo ci sono”.

FONTE: Corriere Economia
AUTORE: Maria Silvia Sacchi