L’Eni di Claudio Descalzi: Cane a sei zampe e a stelle e strisce

Guidatadall’AD ClaudioDescalzi, Eni è la più grande azienda del Paese perfatturato e capitalizzazione, nata da un’idea tutta italiana. Ma il futuro è ilmodello americano per ripercorrere la strada delle major.

All’Eni si cambi, incoincidenza con l’inizio dell’era di ClaudioDescalzi. Dopo che a maggio è stato approvato l’ultimo bilanciodella compagnia petrolifera, che ha chiuso il 2013 con utile netto rettificatodi 4,43 miliardi e un dividendo di 1,10 per azione (per il 2014 sarà propostoun dividendo di 1,12 euro per azione). Quanto realizzato l’anno scorso haconsentito alla società di accrescere l’utile del 23% rispetto al 2012 elanciare il riacquisto di azioni proprie tenendo il debito costante a 15,43miliardi di euro. Il cash flow di 10,97 miliardi di euro e gli incassi delprogramma di dismissioni hanno consentito di finanziare integralmenteinvestimenti tecnici per 12,75 miliardi di euro e il pagamento di un montedividendi di 3,95 miliardi. In seguito alla nomina al timone diClaudio Descalzi, è stata definita una nuovastruttura organizzativa volta a massimizzare il valore della strategia, basatasulla crescita nel settore upstream e nel recupero di redditività nei settorimid e downstream. La nuova struttura prevede il superamento delle modellodivisionale, sostituendolo con un modello integrato, fortemente focalizzatosugli obiettivi industriali. L’obiettivo di questa riorganizzazione, comespiegato dallo stesso Claudio Descalzi, è quellodi mettere a fattore comune tutte le risorse del Cane a sei zampe, accorciandole linee di contatto ed evitando duplicazioni, così da trasformare la compagniain una società operativa. Eni, una delle maggiori aziende energeticheinternazionali al mondo, diventerà così un’autentica oil company, come le majoramericane. Dal 2008 al 2013 il Cane a sei zampe ha scoperto giacimenti peroltre 9,5 miliardi di barili di petrolio. Non solo nel 2013 sono state reperiterisorse per 1,8 miliardi di barili con nuovi pozzi in Mozambico, Angola,Norvegia, Ghana e Congo. Il potenziale derivante da queste scoperte consentiràdi alimentare la crescita futura e accelerare la generazione di cassaattraverso la diluizione delle partecipazioni nei giacimenti dove Eni detienequote molto elevate. La generazione di cassa per barile è stata di 31,9 dollarinel 2013 ed è destinata a salire ulteriormente nei prossimi anni grazie allacrescente produzione di greggio (dal 52% del 2013 al 57% del totale prodottonel 2017). La multinazionale ha un obiettivo di crescita della produzione del3% nel prossimo triennio e del 4% nel lungo termine. I primi risultati dellanuova strategia targata Claudio Descalzi non sisono fatti attendere. Il mese scorso la compagnia ha firmato ad Hanoi unaccordo con PetroVietnam per l’esplorazione del blocco offshore 11 che siestende su una superficie di quasi 7mila chilometri quadrati nel bacino di PhuKhanh, in acque profonde fino a 2mila metri. In Kazakhstan Eni lavorerà inveceal fianco di ZazMunayGaz per l’esplorazione e la produzione del bloccopetrolifero offshore di Isatay, nella parte settentrionale del Mar Caspio. InCina è stato firmato un nuovo Production sharing contract con Cnooc perl’esplorazione di un blocco al largo dell’isola di Hainan, nel Mare CineseMeridionale. Eni, presente in 85 paesi con 82.300 dipendenti, di recente hamanifestato interesse per lo sviluppo in Turkmenistan di nuove attività diesplorazione offshore, dove l’azienda ha dimostrato una comprovata esperienzaindustriale, grazie al lavoro svolto nel Mar Caspio dal 2002. A Caracas sonostati firmati accordi strategici per lo sfruttamento del giacimento Perla, unadelle più grandi scoperte effettuate nell’ultimo decennio. Il campo Perla,situato nel golfo del Venezuela, a 50 chilometri dalla costa e a una profonditàd’acqua di 60 metri, è stato scoperto nel 2009. L’attuale stima di riserve digas in loco è di circa 480 miliardi di metri cubi. In Sudafrica il Cane a seizampe ha concluso con Sasol Petroleum International, controllata dallacompagnia sudafricana Sasol che opera nell’upstream dell’oil&gas, unaccordo per acquisire la partecipazione del 40% e la gestione operativa delpermesso ER236, che garantisce il diritto di esplorazione di un’area di 82milachilometri quadrati a largo delle coste orientali del Paese. In Mozambico èstata portata a termine con successo la campagna di delineazione della scopertain Angola, situata nell’Area 4 al largo del Mozambico. Le risorsecomplessivamente scoperte nell’area 4 sono stimati in circa 2.407 miliardi dimetri cubi. In Europa la società mantiene la leadership nel gas e ha avviato unprocesso di profonda trasformazione della propria attività midstream, conrinegoziazioni dei contratti gas a lungo termine, riduzioni della capacità ditrasporto e focalizzazione sui business a maggior valore (Lng, trading eretail). Versalis ha invece avviato importati progetti di riconversione degliimpianti di Porto Torres per produrre nuovi prodotti di chimica verde e staampliando la presenza internazionale con joint venture in Asia. Per questisettori è previsto un ritorno alla redditività entro al massimo la fine del 2016.Eni ha poi effettuato nello scorso biennio dismissioni per oltre 13 miliardi dieuro e programma ulteriori cessioni per 9 miliardi di euro anche con la venditadelle quote residuali di Snam e Galp. Per quanto riguarda la ricerca e losviluppo tecnologico, l’impegno della società a guida di ClaudioDescalzi è concentrato soprattutto nell’upstream, dovela priorità è quella di sviluppare in tempi rapidi e in modo efficiente lerisorse scoperte negli ultimi anni, avviare alla produzione i grandi progetti,come i giacimenti di Goliat, Kashagan e il blocco 15/06 in Angola.
FONTE: Milano Finanza
AUTORE: Francesco Bisozzi