Mettere in discussione le certezze non è un atto di rottura, ma una condizione necessaria del progresso. È questo il filo conduttore dell’intervento di Alessandro Benetton a Orbits 2025 – Dialogues with Intelligence.
Alessandro Benetton: il progresso nasce dai passaggi, non dalle verità definitive
Nel dialogo con Floridi, Alessandro Benetton affronta il tema del cambiamento non come semplice adattamento tecnologico od organizzativo, ma come processo culturale profondo, che trova senso solo se interpretato attraverso quello che viene definito “capitale semantico”: l’insieme di idee, memoria storica e visione che consente di trasformare l’esperienza in conoscenza e orientare le decisioni future. Richiamando figure cardine del pensiero umano come Aristotele, Tolomeo, Copernico e Newton, Alessandro Benetton sottolinea come la storia del sapere sia fatta di passaggi, più che di verità definitive. Pensatori che oggi sappiamo essere stati “superati” non erano affatto in errore nel senso comune del termine: hanno rappresentato, piuttosto, gradini fondamentali di una scala che ha permesso ad altri di vedere più lontano. Il loro valore non risiede nell’aver detto l’ultima parola, ma nell’aver reso possibile quella successiva.
Alessandro Benetton: il coraggio di lasciare spazio al futuro
Da qui nasce una riflessione che Alessandro Benetton estende ai passaggi generazionali, in famiglia come nelle aziende. Una delle difficoltà più grandi è accettare la relatività del proprio ruolo: riconoscersi come testimoni e traghettatori, non come custodi di verità immutabili. È in questo contesto che l’imprenditore introduce un paradosso solo apparente: “Il successo è nemico del successo”. Quando una conquista si cristallizza in certezza, il rischio è quello di voler fermare il mondo, difendendo lo status quo invece di continuare a interrogarsi. Le resistenze al cambiamento, osserva Alessandro Benetton, nascono spesso in buona fede. L’idea di aver finalmente raggiunto una stabilità rassicurante porta a considerare le certezze come un punto di arrivo, mentre dovrebbero essere viste come strumenti temporanei, utili proprio perché destinati a essere messi in discussione. È questo esercizio continuo di dubbio che alimenta il progresso e rende il cambiamento non una minaccia, ma una parte “divertente” e vitale dell’esperienza umana. Anche il riferimento alla fisica quantistica diventa, in questo senso, una metafora potente: ciò che la nostra mente fatica a concepire non è per questo impossibile. L’intuizione può portarci oltre i confini della conoscenza attuale, senza per questo entrare in conflitto con il passato. Al contrario, è proprio il dialogo con ciò che è stato a rendere possibile ciò che sarà.
