Davide Serra sulla posizione nazionalista nei confronti della Brexit

Tra gli argomenti di maggiore rilievo sul panorama internazionale attuale, il tema della Brexit continua a suscitare dibattiti intorno a sé e ai cambiamenti politico-economici che potrebbero derivarne.

Bloomberg non manca di prendere parte a tale dibattito, avvalendosi delle abilità analitiche di un professionista affermato nell’ambito della finanza come Davide Serra.

Per quanto riguarda l’aspetto politico, è stato immancabile citare l’episodio relativo all’uccisione del Ministro Jo Cox, assassinata da nazionalisti estremisti. Una delle ripercussioni che derivano da una tale iniziativa di politica estera britannica.
Una donna che Davide Serra ha conosciuto in occasione del Young World Economic Forum del 2009 e con cui ha avuto modo di tenersi in contatto approfondendo quanto fosse un politico dalle ampie vedute. Il finanziere sostiene che la Cox rappresentasse il futuro, in quanto capace di tenere le radici in Gran Bretagna, rivolgendo lo sguardo al resto del mondo.
Un episodio di questo genere risulta insolito a chi, come l’AD di Algebris, vive a Londra da oltre vent’anni senza aver mai percepito sentori di nazionalismo estremo, né tanto meno di razzismo. Insolito quanto i cartelloni di Nigel Farage in cui appare, tra le righe, un messaggio razzista nei confronti degli immigrati.

 

Sul medesimo livello viene posta, da parte dei nazionalisti, la possibilità da parte della Turchia di entrare a far parte dell’unione europea: una minaccia ai valori e alla stabilità economica.
Tale opzione risulterebbe, dalle parole di Davide Serra, altamente improbabile, in quanto l’argomento non risulta attualmente in agenda sul fronte internazionale essendo stato rimandato per un periodo di ormai 10 anni. Risulta, perciò, in una fase di stallo.

Ciò che il CEO di Algebris trova altrettanto opinabile è l’atteggiamento tenuto dall’IMF – International Monetary Fund (Fondo Monetario Internazionale): la sua posizione risulterebbe altamente radicale, poiché, in caso di Brexit, l’impatto sul PIL sarebbe di circa il 5% sugli investimenti governativi, che vorrebbe dire mezzo milione di posti di lavoro a rischio. Un numero che rappresenta 50 volte gli impiegati della BHS: 11 mila persone, moltiplicate per 50.