Sono numerosi gli scenari che ogni giorno si prospettano per l’economia del globo, in un contesto attuale che ancora non permette previsioni affidabili. Secondo Pompeo Pontone, analista finanziario, molto dipenderà da ciò che succederà nel sud-est asiatico.
A causa dell’avanzamento della pandemia da Coronavirus, l’economia inizia a registrare i primi drastici effetti di uno dei fenomeni più nefasti dalla Seconda Guerra Mondiale. Tutti i governi hanno già messo in atto misure straordinarie per contenere quella che si prospetta come una delle crisi più importanti della storia. Pompeo Pontone, specialista in diversi ambiti del settore finanziario, condivide l’analisi contenuta in uno degli ultimi studi di Bloomberg Economics: gli effetti negativi sull’economia mondiale potrebbero superare i 3 trilioni di dollari. Secondo l’esperto, sono diversi gli indicatori che fanno presagire uno scenario tanto grave. Più di tutti, il rendimento dei treasuries a 10 anni, che nelle scorse settimane è crollato fin sotto lo 0,40%: un record per i titoli di Stato del governo federale degli Stati Uniti che vengono scambiati come se fossero opzioni prossime alla scadenza. Tuttavia, oltre a motivazioni di carattere tecnico che hanno recentemente condizionato il mercato del debito USA e della “reserve currency” mondiale quale il dollaro americano, in un contesto così fluido, non ci sono certezze. Forse solo una: per Pompeo Pontone, in linea con la maggioranza degli esperti, il futuro dell’economia globale è strettamente legato a quello cinese.
La Repubblica Popolare cinese, prima ad essere colpita da Covid-19, è anche il Paese ad aver attuato per primo provvedimenti indispensabili al contenimento: tuttavia, tali misure hanno causato un vero e proprio blocco del sistema produttivo: “Le vendite di automobili sono crollate dell’80% e il traffico passeggeri è sceso dell’85% rispetto ai livelli medi”. E la Cina è un attore economico indispensabile per tutto il sistema. Da un lato rappresenta infatti un enorme mercato per le esportazioni degli altri Paesi, dall’altro una fonte di approvvigionamento imprescindibile. Gli scenari futuri prospettati da Bloomberg Economics sono diversi. Se la “fabbrica del mondo” riesce a riprendersi nel secondo trimestre, ciò comporterebbe un impatto relativamente contenuto sulle restanti economie: Nela caso di shock limitato per USA, India, UK, Canada e Brasile e un forte shock per Italia, Francia, Germania, Corea del Sud e Giappone, si può stimare una crescita del Pil globale di soli 1,2 punti percentuali. Se invece, e questo secondo Pompeo Pontone è lo scenario peggiore, la maggior parte dei paesi dovesse affrontare simultaneamente uno shock grave dal lato domanda e offerta, allora la crescita per il 2020 sarebbe marcatamente negativa, con uno scenario ben peggiore rispetto a quello prospettato dall’analisi di Bloomberg Economics.
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