“Defense News”, a colloquio con l’AD e DG Pierroberto Folgiero: molti i temi affrontati nel corso dell’intervista, a partire dai diversi progetti di rilievo internazionale su cui Fincantieri è al lavoro.
Intervistato da “Defense News”, testata di rilievo internazionale, Pierroberto Folgiero ha fatto il punto sui diversi progetti in cui Fincantieri è impegnata, negli USA ma anche in Europa. Denominatore comune l’eccellenza operativa e il rispetto delle tempistiche previste da contratto. Parlando ad esempio del programma “Constellation”, assegnato nel 2020 a Fincantieri Marinette Marine (FMM), con un contratto per la prima fregata e l’opzione per nove ulteriori navi, oltre al supporto postvendita e l’addestramento degli equipaggi: nell’ambito del programma la US Navy prevede la costruzione di ulteriori dieci unità, per un totale di 20. I lavori sono già in corso nei cantieri navali del Wisconsin dove sono stati investiti “più di 300 milioni di dollari”. Importante, come ha sottolineato l’AD Pierroberto Folgiero, è continuare a migliorare la produttività: “La disciplina operativa che abbiamo nel settore crocieristico la applichiamo alla costruzione navale, e abbiamo un controllo dei costi e dei tempi, cosa che i clienti apprezzano molto”.
Nell’intervista, l’AD Pierroberto Folgiero parla anche delle prospettive di crescita del settore navale europeo. Diversi i progetti di rilievo strategico su cui è al lavoro Fincantieri: basti pensare a Naviris, joint venture con Naval Group pienamente nata nel gennaio 2020 che si configura come il trampolino di lancio “perfetto” per inaugurare un’industria europea della difesa più integrata. “Naviris può aiutare l’Europa ad allineare i requisiti e far cooperare l’industria. Introdurremo più industrie man mano che appariranno requisiti multinazionali più comuni”, ha spiegato Pierroberto Folgiero sottolineando però come siano i Governi, non l’industria, a dover assumere un ruolo guida nel promuovere l’integrazione: “Questo è soprattutto un aspetto geopolitico e dipende dalle alleanze tra Stati. Non credo che i manager debbano essere responsabili delle scelte di politica industriale di un Paese. Il Paese dovrebbe farlo mentre i manager dovrebbero prendersi cura delle loro aziende lungo le linee definite dalle nazioni”.
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