Può l’Italia diventare leader nella produzione di biometano? Secondo Paolo Gallo, AD di Italgas, “le condizioni ci sono tutte”, ma serve uno sforzo importante su infrastrutture e regolamenti.
Oggi l’Italia ha l’opportunità di diventare leader a livello europeo nella produzione di biometano e concorrere agli obiettivi del REPower EU arrivando al 2030 con circa 6-8 miliardi di metricubi prodotti. “Le condizioni ci sono tutte” ma è necessario accelerare sullo sviluppo della rete e offrire maggiori incentivi ai produttori. A spiegarlo in una recente intervista rilasciata al “Corriere della Sera” è Paolo Gallo, Amministratore Delegato di Italgas. Di ritorno da Bruxelles dopo l’elezione di Raúl Suárez come Presidente di GD4S Gas Distributors for Sustainability – l’Associazione europea dei distributori di gas di cui ora è Vicepresidente – il manager ha ricordato che l’Unione Europea punta a sostituire il 50% del gas importato dalla Russia con biometano locale e idrogeno verde. Tuttavia, secondo Paolo Gallo, quest’ultimo non è ancora competitivo a causa dei costi elevati e lo sarà solo tra 5-7 anni. Il Paese ha invece tutte le carte in regola per accelerare sul biometano, con Italgas che già da anni, sottolinea l’AD, è al lavoro per offrire all’Italia una rete di distribuzione del gas sempre più digitale, intelligente e flessibile e quindi in grado di integrare i nuovi gas rinnovabili.
Se è vero che rispetto all’idrogeno il biometano è una fonte rinnovabile già disponibile e diffusa e che Italgas è impegnata ad adeguare le infrastrutture per accoglierlo, è anche vero che rispetto ai principali partner europei gli impianti italiani scontano oneri ancora troppo elevati. L’80% dei costi di allacciamento, sottolinea Paolo Gallo, è infatti a carico dei produttori e numerose richieste di connessione ricevute da Italgas sono state lasciate cadere proprio per i prezzi troppo elevati. Per rimuovere questo freno, che allontana potenziali investitori e rallenta lo sviluppo di nuovi impianti, l’AD di Italgas spinge per un intervento del legislatore europeo, così da rendere omogeneo il quadro regolatorio tra i vari Paesi. Necessario un cambio di rotta anche da parte del regolatore nazionale, aggiunge Paolo Gallo, che dovrà tenere in considerazione quanto fatto finora dagli altri Paesi europei, nei quali rispetto all’Italia il rapporto tra i costi sostenuti dai produttori di biometano e quelli sostenuti dal sistema è quasi sempre l’opposto. Italgas intanto non starà a guardare: nel Piano Strategico 2022-2028 oltre 100 milioni di euro sono infatti destinati a favorire l’allacciamento degli impianti di produzione di biometano direttamente alla rete di distribuzione e a introdurre la tecnologia del reverse flow verso la rete di trasporto.
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