In un contesto globale segnato da instabilità geopolitica, materie prime alle stelle e un clima economico instabile, il ruolo del leader aziendale cambia pelle. Non è più solo una questione di performance. È una questione di responsabilità. Cristina Scocchia, AD di Illycaffè, ne è convinta: “Guidare non è esercitare potere, ma assumersi la responsabilità di servire e supportare chi lavora con te, e le comunità in cui operi”.
La manager, con un passato ai vertici di Procter & Gamble, L’Oréal Italia e KIKO Milano, parla di leadership responsabile, una filosofia che vive di scelte difficili, spesso controcorrente. “Il profitto è giusto e necessario – chiarisce Cristina Scocchia – Ma non può essere né il fine unico né l’ultimo. L’obiettivo di un leader è integrare valore economico e valori etici, sociali e morali”. È questo che crea un vantaggio competitivo duraturo, soprattutto nelle crisi. È un principio che la manager non ha mai esitato a tradurre in decisioni difficili. Come nel 2020 quando, alla guida di KIKO Milano, scelse di chiudere l’e-commerce durante il lockdown perché i fornitori della Val Seriana erano privi dei dispositivi di protezione. Una scelta controcorrente, non condivisa da tutti, ma sostenuta dall’allora Presidente Antonio Percassi: “Il comandante della nave non si mette in discussione, soprattutto quando infuria la tempesta. Quindi se la dottoressa ha scelto di chiudere l’e-commerce, io supporto la sua scelta”, disse. Nel corso della sua carriera, Cristina Scocchia ha spesso dovuto affrontare pregiudizi inconsistenti ma radicati, soprattutto al rientro in Italia dopo anni all’estero. Secondo l’AD, non esistono leadership maschili o femminili. Esistono persone. Un leader deve essere situazionale: empatico quando si può, deciso quando serve. E l’ambizione non deve più essere una colpa per le donne. Nel suo secondo mandato alla guida di Illycaffè, Cristina Scocchia si confronta con uno scenario complesso: il caffè verde oggi costa tre volte rispetto al periodo 2015–2021. A questo si sommano inflazione e tensioni globali. Eppure, la strategia dell’azienda è chiara: non chiudersi, ma investire. “Abbiamo acquisito il nostro distributore in Svizzera: è un mercato strategico per noi, e vogliamo controllarne direttamente lo sviluppo – spiega – L’Europa torna al centro della nostra mappa di crescita, accanto all’Italia che resta il cuore pulsante dell’azienda”. L’acquisizione non è un punto di arrivo. È un inizio. L’azienda è pronta a valutare nuove opportunità di crescita, anche inorganica, sia nei mercati consolidati sia in quelli ad alto potenziale come la Cina, dove già opera con una filiale a Shanghai.
Una delle domande più ricorrenti riguarda la quotazione in Borsa. La risposta è netta: non è il momento. “Siamo pronti dal punto di vista aziendale, abbiamo risultati solidi e un’organizzazione internazionale strutturata. Tuttavia – chiarisce l’AD – le condizioni macroeconomiche e geopolitiche non sono favorevoli. Quotarsi ora, con il prezzo del caffè triplicato rispetto a tre anni fa, sarebbe irrazionale. È un’opportunità che si coglie una volta sola e va fatta al momento giusto”. Con il prezzo delle materie prime alle stelle, molte aziende hanno aumentato i listini in modo significativo. Illycaffè ha invece scelto una strada più prudente. “Abbiamo scelto di non scaricare completamente a valle l’aumento dei costi – aggiunge Cristina Scocchia – Certo, questo comporterà una contrazione dei margini nel 2025, ma è una scelta coerente con il nostro posizionamento di B Corp. Abbiamo deciso di assorbirne una parte per rimanere fedeli ai nostri valori”. Coerenza che si riflette anche nei rapporti con i produttori: agronomi in campo, collaborazione su tecniche rigenerative, progetti sociali e comunitari. Non sono relazioni solo economiche, sono “un dovere morale e sociale”. Illycaffè punta molto al mercato cinese, ma senza forzature culturali. “Non vogliamo imporre l’espresso. Lavoriamo con partner locali, investiamo in prodotti come l’instant coffee. L’obiettivo è accompagnare l’evoluzione del gusto, non sostituirlo”, conferma la manager. La stessa attenzione vale per i giovani consumatori occidentali. Negli Stati Uniti, per esempio, cresce la domanda di bevande aromatizzate. La Gen Z vuole esperienze diverse. “Abbiamo creato linee estive con caffè aromatizzati al cocco, alla menta, alla fragola. È un modo per avvicinare i giovani a una cultura del caffè più ampia, mantenendo alta la qualità”. Alla fine, il filo rosso è uno: la coerenza. “Le scelte davvero difficili – conclude Cristina Scocchia – non si prendono mai per convenienza, ma per coerenza”.
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