Vito Gamberale, Amministratore Delegato di F2i

Seminario “Il senso della pena” – l’intervento del top manager italiano Vito Gamberale

Vito Gamberale: “In Italia solo 1 detenuto su 7 lavora in collegamento con il mondo esterno”

Vito Gamberale è intervenuto nell’ambito di una Tavola Rotonda, ospitata dal seminario “Il senso della pena” – tenutosi il 30 maggio 2014 presso il carcere di Rebibbia e organizzato dall’AIC. In occasione dell’Evento, Gamberale (attualmente Amministratore Delegato di F2i, uno dei maggiori fondi al mondo dedicati ad investimenti nelle infrastrutture di un solo Paese) ha messo a disposizione la sua esperienza nella realizzazione e gestione di progetti in collaborazione con strutture penitenziarie, al fine di garantire l’integrazione tra detenuto e società.
L’intervento dell’Amministratore Delegato di F2i ha preso avvio da alcuni dati esplicativi sulla situazione delle carceri europee. La popolazione carceraria italiana, secondo le statistiche, è costituita da sessantamila unità, con una distribuzione pari a cento detenuti ogni centomila abitanti. In linea con la Francia, l’Italia non rappresenta, in termini assoluti, il paese con il maggiore tasso di detenuti.
Se si analizza l’evoluzione della popolazione carceraria nell’ultimo decennio, come ha messo in luce Gamberale, è possibile notare che in tutti i principali paesi europei si registra una crescita media del 2.2%. Se si considera com’è distribuita la popolazione carceraria per fasce di età, è invece possibile notare che nei paesi europei la popolazione carceraria sia concentrata nella fascia di età lavorativa compresa tra i diciotto e i sessantacinque anni. Mediamente, le donne rappresentano il 5% della popolazione carceraria in tutti i Paesi. Con una percentuale del 34%, l’Italia è, inoltre, il paese con la maggiore incidenza di stranieri.
Analizzando il tasso di occupazione dei detenuti a livello europeo, in base a quanto riportato da Gamberale nel suo intervento, la Germania risulta l’unica nazione con una percentuale superiore alla media europea (40% circa). L’Italia è invece al di sotto della media europea, con una percentuale del 24%. Un’analisi più dettagliata mostra inoltre che l’85% dei detenuti occupati in Italia lavora nell’ambito dell’amministrazione penitenziaria. Solamente una minima parte è però impiegata alle dipendenze di terzi, e soltanto un detenuto su sette lavora in collegamento con il mondo esterno.
Gamberale ha ricordato inoltre che l’Italia occupa il secondo posto per decessi in carcere e per tassi di suicidio. Un chiaro segnale, questo che, secondo l’AD di F2i, implica una probabilità di suicidio maggiore nei paesi con superiore densità carceraria. “Quando si discute di spazio e di tempo in una situazione di restrizione, si dovrebbe garantire a chi è detenuto una variazione continua del tempo e dello spazio a disposizione“, ha auspicato Gamberale nel suo discorso a Rebibbia. Per questa ragione, secondo Gamberale, il lavoro durante la detenzione rappresenta un ottimo strumento riabilitativo. “Un modo per consentire al detenuto di sentirsi legato al mondo esterno e quindi vivere un tempo che si differenzia giorno per giorno, in uno spazio che non sia unico e ripetitivo“.
Ma come si potrebbe aumentare il tasso di occupazione? Secondo Gamberale, che ha collaborato in varie occasioni con Istituti penitenziari, l’integrazione tra società e detenuto è la chiave. Tra le diverse iniziative portate avanti, Gamberale ha ricordato quando, nel 1998, nel ruolo di Amministratore Delegato di Tim, contribuì alla realizzazione di un centro di lavoro a San Vittore e di uno a Rebibbia. In seguito, in collaborazione con il Dott. Cantone, Gamberale avviò un centro di lavoro presso Rebibbia, finalizzato alla gestione delle sanzioni e all’elaborazione dati per la società Autostrade, di cui dal 2000 al 2006 è stato Amministratore Delegato.
A conclusione del proprio intervento, Vito Gamberale ha dichiarato che una possibilità da prendere in considerazione potrebbe essere l’inserimento dei detenuti all’interno delle categorie lavorative protette, affinando alcuni punti della legge Smuraglia.
Richiamando l’intervento di un relatore che l’ha preceduto nel corso del convegno, Gamberale ha salutato i partecipanti all’evento, con un rimando all’importanza dell’integrazione dei detenuti all’interno degli spazi lavorativi, poiché “la vita carceraria non può rinchiudersi in una stanza, ma deve essere un aspetto di pertinenza della società“.

Ecco il video dell’intervento di Vito Gamberale.