Isabella d’Este

Isabella d’Este di Leonardo? Veronica Artioli su Sette del Corriere della Sera

Isabella d’Este: dopo 500 anni trovato il ritratto di Leonardo

Lo annuncia Sette, il magazine del Corriere della Sera

Ora si apre il dibattito sull’autenticità del dipinto. Se, come le ricerche sembrano attestare, il ritratto è stato realizzato da Leonardo e poi ultimato dai suoi allievi, potrebbe cambiare un pezzo significativo della Storia dell’Arte. Il quadro e la sua tecnica sono precedenti la realizzazione della Gioconda e del San Giovanni Battista, sui quali ha quindi profondamente influito. Dovrebbero anche essere ridiscusse alcune conclusioni a cui è giunto lo studioso Martin Kemp, il quale sostiene che Leonardo non avesse realizzato quadri su tela. Questa Isabella è su tela, una tela preparata sulla «ricetta di Leonardo»? Misteri di un genio. E misteri delle opere a lui attribuite.

Il ritratto che Leonardo da Vinci fece alla marchesa di Mantova Isabella d’Este è stato ritrovato dopo 500 anni. Rinvenuto nel caveau di una banca in Svizzera. Ad attestarne l’autenticità, come riporta Veronica Artioli nell’articolo apparso su Sette, il magazine del Corriere della Sera, è il professor Carlo Pedretti considerato uno dei massimi esperti di Leonardo. Veronica Artioli ha seguito da più di due mesi le tracce di questo ritrovamento. Il dipinto era tra le opere di una collezione privata di una famiglia italiana che vive tra il centro Italia e la Svizzera.

«L’opera – spiega Artioli – è un olio su tela di 61×46,5 centimetri e rappresenta la trasposizione del celebre disegno preparatorio esposto oggi al Louvre. I risultati della perizia effettuata con la prova carbonio-14, eseguita dall’Università dell’Arizona, dimostrano che il dipinto ha il 95,4% di probabilità di essere stato realizzato in un periodo compreso tra il 1460 e il 1650, un quadro dunque compatibile con l’opera e l’epoca di Leonardo. Secondo Pedretti – aggiunge – potrebbe risalire a un periodo più tardo dell’attività del genio toscano. Nel volto, soprattutto, riconosce la mano di Leonardo, il resto potrebbe essere anche opera dei suoi allievi Salai e Melzi ». Sarebbero stati almeno due i disegni preparatori.

Quando sarebbe stato dipinto da Leonardo?.

Era cominciata con un cartone preparatorio (conservato al Louvre) abbozzato da Leonardo nel 1499 durante un soggiorno a Mantova, ospite dei Gonzaga; negli anni successivi, più volte la marchesa inviò lettere e ambasciatori implorando che lo schizzo venisse trasformato «de colore», ma nulla di più, salvo l’«avvistamento», nel 1517, del ritratto di una signora lombarda nel castello di Blois. Poi, un silenzio «assordante» che ha prodotto fiumi d’inchiostro e la conclusione, di sconsolati studiosi, che forse il quadro non era mai stato realizzato o che Isabella non foss’altro che la Gioconda: Mona Lisa, ovvero Mona l’Isa (bella). Tre anni e mezzo fa, infine, il ritratto è riemerso dall’eredità di una famiglia che vive, dagli inizi del Novecento, tra il Centro Italia e la Svizzera, a Turgi, nel cantone Argovia.

Ma andiamo per ordine. Innanzitutto, i proprietari (di cui non conosciamo il nome) apprenderanno da queste pagine che il loro non è più un segreto. Da cronisti, non potevamo attendere: venuti in possesso della fotografia del quadro, della prova del Carbonio 14 (che data i materiali) e, soprattutto, di una lettera con le conclusioni del professor Carlo Pedretti, ritenuto unanimemente il massimo studioso di Leonardo (direttore del Centro Studi Vinciani dell’Hammer Museum di Los Angeles), dovevamo andare a fondo e raccontare tutta la storia, dopo aver raggiunto la ragionevole certezza di non essere incappati in una sorta di «falso diario di Hitler». Anche perché, negli ultimi anni, le polemiche attorno a Leonardo e a sue ipotetiche opere hanno animato le cronache (ancor più dopo il romanzaccio di Dan Brown). Prima di andare in stampa, allora, abbiamo parlato con Pedretti. Il professore ci ha scongiurato di aspettare: «Non ci sono dubbi che il ritratto sia opera di Leonardo, però, dopo tre anni e mezzo di studi, ci serve ancora una manciata di mesi per definire quali sono le parti aggiunte dagli allievi e proporre di cancellarle».

Al professore, il quadro era stato portato da un insegnante d’arte che ha dedicato la vita allo studio di Leonardo, Ernesto Solari, non nuovo a scoperte in materia leonardesca, di cui Pedretti ha stima avendolo citato più volte nei suoi libri. Solari aveva avuto l’intuizione e, soprattutto, sapeva dove cercare. In questi tre anni e mezzo, oltre ai documenti che riportiamo su «Sette», sono stati fatti altri accertamenti scientifici. Il primo, realizzato grazie a tre prelievi dall’opera, ha dimostrato che i pigmenti sono esattamente quelli utilizzati da Leonardo; il secondo, che l’imprimitura della tela è preparata secondo la ricetta scritta da Leonardo nel suo Trattato; infine, la cosa più stupefacente: la fluorescenza ha fatto riapparire, davanti alla mano, il libro, simbolo di Isabella protettrice di Lettere e Arti, presente nel cartone del Louvre.