Il peso delle azioni: l’editoriale di Bernardo Bertoldi su “Il Sole 24 Ore”

L’editoriale di Bernardo Bertoldi, pubblicato per “Il Sole 24 Ore”, si concentra su un tema chiave per lo sviluppo del nostro Paese. In qualità di docente di Economia e direzione delle imprese presso l’Università di Torino, il professore riflette sulla frase di Enrico Cuccia: “Le azioni si pesano, non si contano”, un concetto molto attuale. Lo dimostra l’assetto azionario che avrà Fiat-Chrysler, oltre che uno studio pubblicato nella collana Quaderni Giuridici della Consob.

Le azioni a voto multiplo permettono ad alcuni azionisti di contare (pensare?) di più“: tra i casi più esemplari ci sono Ford e Louis Vuitton, ma anche LinkedIn, Groupon, Amazon, Facebook e Google, che utilizzano meccanismi di voto multiplo. In molti Paesi (America, Giappone e Australia, ad esempio), il principio “un’azione un voto” non è applicato in maniera rigida, in quanto è necessario adattarlo ai mercati finanziari che hanno ormai cambiato il loro modo di essere. La crisi finanziaria e la crescita degli investimenti a breve termine hanno reso un azionista a lungo termine interessato allo sviluppo dell’azienda un elemento chiave per costruire le basi dell’impresa e consolidare la fiducia degli investitori. “Non sempre questo azionista ha i capitali per mantenere il controllo d’impresa“, spiega Bernardo Bertoldi, “soprattutto quando questa deve crescere e internazionalizzarsi: una ben ponderata disciplina sul voto multiplo potrebbe sprigionare la grande forza imprenditoriale delle nostre aziende che potrebbero guardare con rinnovato interesse alla quotazione“.
Per le famiglie imprenditoriali, che nel nostro Paese controllano il 60% delle imprese quotate e il 55% di quelle con più di 50 milioni di fatturato, l’accesso al mercato finanziario è un vantaggio competitivo importante, “in quanto permette di raccogliere capitali a costi più bassi e nei momenti più opportuni“. Un contesto finanziario più popolato da queste imprese diventerebbe più liquido ed efficiente, oltre che più appetibile per i grandi investitori internazionali. È comunque da considerare, secondo il docente, che “l’insieme delle nostre norme di corporate governance è tra i migliori d’Europa“. È necessario attuare una modifica nel nostro codice che sia in grado di permettere al nostro patrimonio di imprenditorialità di agire sprigionando il suo pieno potenziale.

 

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